Raccontatrekking 2023

26 dicembre 2023: Tramonto sul Pellegrino di Donatella L'Abbate

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Era un mio grande desiderio da tempo ed ho aderito con grande gioia a questa escursione sui monti del Parco Nazionale del Pollino con meta finale il Cozzo del Pellegrino. Punto di incontro con vecchi e nuovi amici in un bar a valle in cui gustiamo un ottimo caffè dopo di che si procede tutti insieme sino ad arrivare al rifugio di Piano di Lanzo. Da lì si parte alle 12:30 immersi in una bella giornata luminosa e si prosegue, dopo una breve salita impegnativa verso la Madonnina (posto in cui ci fermiamo per scattare le prime foto), lungo il sentiero verso Piano di Cresta accompagnati dal caldo sole del primo pomeriggio. La salita verso la Calvia (1910m), dopo aver attraversato un rigoglioso boschetto, comincia a regalarci un bel panorama. Davanti a noi la montagna da scalare e voltandosi indietro il tirreno coperto da un mare di nuvole che arriva fino a coprire la maggior parte dei monti intorno a noi concedendo al nostro sguardo incantato solo le vette dei più alti, dagli Alburni all’Aspromonte, che spiccano imperiose. E soprattutto con grande sorpresa e meraviglia distante e maestosa al di là dello stretto l’Etna con il suo sbuffo fumante. Non è stato facile arrivare alla Calvia (1910m), è costato una lunga fatica, ma tutto è alleviato da questo paesaggio meraviglioso. Dalla Calvia procediamo verso il Pellegrino attraverso un passaggio leggermente impegnativo e a cui prestare attenzione ma percorso in sicurezza grazie all’aiuto del nostro accompagnatore. Superato questo passaggio procediamo con una salita abbastanza semplice per arrivare in vetta, intorno alle 15:45, alla nostra meta finale del Cozzo del Pellegrino (1987m). Felici e contenti per non aver trovato nessun problema ci mettiamo in attesa, con gli sguardi protesi sul tirreno, dello spettacolo del tramonto del sole su una giornata che si sta dimostrando indimenticabile. Sua Maestà il sole infine, tuffandosi in un mare di nuvole, ci regala la possibilità di alcuni scatti meravigliosi prima di perdersi oltre l’orizzonte. Ma non è finita qui. Abbiamo anche il regalo di una luna quasi piena che del sole prende il proscenio tenendoci compagnia con la sua luce mentre l’Etna da lontano continua a fumare. In vetta alcune altre foto di rito dopo di che riprendiamo il cammino in discesa, prestando la opportuna attenzione, in direzione Valle Lupa. Si è fatto buio, specialmente nei tratti del cammino di ritorno in mezzo al bosco, anche se la luna un pò lo allevia, e quindi lampade frontali. Da Valle Lupa proseguiamo in direzione Piano Pulledro (sentiero 601) con sulla sinistra la incantevole piana di Sibari con tutti i paesini illuminati, e poi la Sila e i paesi dell’Orsomarso. Alla fine si raggiunge il punto di partenza di Piano di Lanzo a chiusura dell’anello montano che ha costituito il nostro percorso. Che dire? Tutto bellissimo. L’escursione è stata organizzata da Gianmarco in maniera esemplare, ho incontrato vecchi amici e conosciuti di nuovi, tutte persone splendide con cui ho condiviso delle bellissime emozioni. Anche se proveniente da un’altra regione mi sono trovata benissimo con tutti loro, sono nata sul mare ma mi trovo meravigliosamente bene fra i monti. Ciliegina sulla torta? La sorpresa, una volta ritornati al rifugio, della prenotazione da parte di Gianmarco di ottimo cibo e birra con cui abbiamo brindato ad una giornata fantastica e da ricordare nel tempo.

Domenica 3 dicembre 2023: Varco di Pollinello di Pasquale Aversente

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Direzione Castrovillari….L’escursione di oggi, la terzultima di quest’anno, ci porta in uno dei posti più affascinanti del Parco nazionale del Pollino. Il versante Sud con le sue valli, le creste e le pareti sicuramente tra le più spettacolari e selvagge dell’intero parco. Partenza da valle Piana. Si arriva al sottopasso dell’autostrada, località Conca del Re (704 mt.). Nubi minacciose di addensano sulle cime…. Percorrendo la carrareccia in leggera salita che prima costeggia e poi attraversa, un bel rimboschimento di pino. Proseguendo in linea retta, Valle Piana comincia a prendere forma, delimitata da Timpone Dolcetti e dal crestone dei Loricati diventa sempre più erta a dispetto del nome. Ad oriente si ammira il Timpone Campanaro (1.491). L’intera area ha subito negli anni, numerosi incendi, e gli effetti ancora sono ben visibili, ma ciò non ha intaccato la sua anima selvaggia anzi qui ho trovato un maestoso Lactarius deliciosus Gray. Continuiamo fino a raggiungere un bivio, da qui le mete possibili sono la Direttissima al Dolcedorme, la cresta Ovest di Celsa Bianca o il Varco del Pollinello dove nel 1941 un aereo Junkers 88 tedesco precipitò sulla parete della vetta, i piloti morirono tutti di cui uno pare assiderato. A loro memoria è stata lasciata una croce di legno. Come da programma, noi ci dirigiamo verso il Varco del Pollinello e per fortuna mai destinazione è stata così azzeccata. Infatti la pioggia e la nebbia aumenteranno man mano che saliamo fino a diventare neve ❄️ arrivati al Varco, 1.704 mt. Dopo 1.000 mt di dislivello saremmo potuti arrivare al Pollinello, ma i coordinatori del CAI Castrovillari, saggiamente, hanno preferito non sfidare la montagna. Dopo una brevissima pausa pranzo siamo ridiscesi felici e …..bagnati

Domenica 26 Novembre 2023: Gli Alburni e il Monte Urto di Luana Macrini

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Itinerario dell’attività programmata… «gli arditi Monti Alburni». Coordinatore organizzativo… l’ardito Mimmo, coadiuvato dal temperamento altrettanto ardito di Carla. Meta del percorso… il Monte Urto. Sono queste le premesse che tracciano una combinazione esplosiva e fuori dal comune ordinario programma domenicale… che solleticano, stimolano, invogliano a percorrere e attraversare quel «sentiero dalla maestria assai fine». Il rito pre-partenza ci vede raccolti davanti quella «chiesetta rupestre» storica e accattivante sita al centro del suggestivo borgo di Sicignano degli Alburni e con uno zaino carico di timide aspettative ci apriamo al vocione caldo e incoraggiante di Mimmo che ci travolge e ci fa sentire parte viva di quella che sarà una ‘meta da urto’. Il bosco di castagno e il particolare odore di neve che si sente nell’aria ci trasportano in un quadro che si dipinge subito fiabesco, che incanta anche il cuore più impavido e che magicamente ci fa balzare il cuore in gola. Dal belvedere della Loggia lo sguardo si getta in avanti e plana alla vista di quel panorama che si lascia ammirare, di quel massiccio montuoso rigoglioso e selvaggio che fiero oggi è “in posa” solo per noi! I nostri nasi curiosi tentano di sporgersi ancora un pochino azzardando un’esperienza totalmente immersiva, la spontanea e travolgente bellezza che si dipinge davanti ai nostri occhi ci trascina rendendo ancora più prezioso l’incidere dei nostri passi che raggiungono la «roccaforte rocciosa» del Monte Urto emozionati, appagati e sedotti. Quella «chiesetta rupestre» storica e accattivante sita al centro del suggestivo borgo di Sicignano degli Alburni è il luogo che avvolge le nostre emozioni del ritorno, le raccoglie e le restituisce ad ognuno di noi in un garbo silenzioso …quel garbo che abbiamo cercato di fermare nei nostri click dei ricordi.

19 novembre 2023: Monte Coccovello di Gaetano Cersosimo

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Oggi giornata splendida, così mi sono detto appena sveglio pensando all’escursione organizzatata insieme al socio Walter. Il punto di ritrovo con gli altri soci è stato rispettato come era previsto nella scheda tecnica. Appuntamento con le macchine all’ultimo bivio di contrada Palazzo di Rivello. Siamo saliti per 4 km per l’approccio al sentiero CAI 640 in prossimità della località Timpa Del Tuono, a una quota di m. 1097. Dopo una breve comunicazione al gruppo iniziamo il nostro cammino su un sentiero di pietraia. Il tratto è molto tecnico in quanto il sentiero è pietroso e si affronta con particolare attenzione. Un sentiero scoperto di circa 600 metri, ma caratterizzato dalla presenza di piante di timo dal forte profumo. Da qui in poi il sentiero si presenta comodo, con un gradevole dislivello, risulta pulito e non presenta punti di particolare pericolosità. Si attraversa un bosco misto di carpini, olmi, aceri, in una condizione spontanea con piante cresciute naturalmente, il crollo di grandi alberi e del loro taglio, di qualche decine di anni fa, per la commercializzazione del legname, ha creato degli enormi spazi nel bosco. In questo particolare ambiente trovano la loro dimora ideale anche diverse specie di animali, come la volpe, il riccio, il cinghiale e lo scoiattolo nero, e anche diverse specie di uccelli come la ghiandaia, il picchio e l’allocco. Il gruppo, dopo una breve pausa per fornire una carica energetica immediata al nostro organismo, prosegue di nuovo su un sentiero scoperto, ma breve, per poi entrare di nuovo in un altro bosco, questo però solo di faggi, alcuni secolari. Infatti , siamo ad una quota più alta, il faggio è tipico dei rilievi tra gli 900 m. e i 1900 m. di quota. I faggi hanno grandi tronchi, le cui chiome estese e ramificate formano una fitta coltre di fogliame fra i colori che presentano in questo periodo autunnale, è un spettacolo guardarli. Nell'ultimo tratto si cammina di nuovo su pietra, ma più agevole, arriviamo in vetta a m. 1505 contrassegnata da una croce di legno, costruita da qualche viandante. Si apre una vista di doline, dalle forme più svariate, circa cento, che caratterizzano il monte. Che panorama!!! Si gode di una vista meravigliosa. Come per incanto, ecco perché la sigla MSK a significare “Maratea linea all’orizzonte”, da qui il panorama diventa unico e spettacolare, da uno dei tanti spuntoni si può spaziare a 360°, fra Basilicata e Calabria, si può osservare il massiccio del Sirino, dell’alta Valle del Sinni e del Monte Alpi. La spettacolare Valle de Mercure, del nostro massiccio del Pollino. Il golfo di Policastro, Capo Palinuro, per non parlate della Cala Jannita e la sua isola, conosciuta come la Spiaggia Nera di Maratea, causa della sua origine vulcanica. La costa marina di Maratea, il Redentore sul monte San Biagio. Poi la lunga spiaggia di Tortora, Praia a Mare e l’ inconfondibile isola di Dino con la sua spiaggia di Fiuzzi, se si ha tempo si può godere dei magici tramonti in qualsiasi periodo dell’ anno. Dopo la pausa pranzo ci incamminiamo, il percorso di ritorno è per la stessa via. Stanchi , ma soddisfatti per aver compiuto una delle escursioni più belle sui monti della Basilicata. Non è una montagna difficile ma ci ha entusiasmati perché ha un fascino immenso.

5 Novembre 2023: Colle Impiso > il Patriarca di Pollinello di Anna Rossano

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A passeggio tra i colori dell’autunno Anche questa domenica la sveglia suona presto, il tempo non è soleggiato il freddo autunnale inizia a farsi sentire, forse si vorrebbe dormire ancora un pò, ma dobbiamo metterci in cammino. Ci incontriamo alla Catasta, gli organizzatori Francesco e Giuseppe, con largo anticipo ci attendono, con noi gli amici del gruppo Cai di Rossano, aspettiamo ancora qualche minuto altri soci, che all’ultimo momento decidono di non partecipare, si parte, il gruppo è ristretto ma poco importa sappiamo già che vivremo una bellissima esperienza. Imbocchiamo la strada per giungere a Colle Impiso, già colorata di rosso, giallo e arancione, non possiamo non perderci e gustare con gli occhi tale meraviglia. La meta di oggi ci condurrà al Patriarca del Pollino (circa 1910 m) un pino loricato di ben 900 anni portati benissimo, da lì tempo permettendo allungheremo di qualche centinaio di metri per raggiungere un altro pino loricato detto “Broccolo” per la sua forma che appunto ricorda l’omonima verdura. Siamo pronti, ci mettiamo in cammino, imbocchiamo il sentiero detto dei “Carbonai” per uscire sul piccolo Piano di Vacquarro Alto, proseguiamo per il sentiero coperto da foglie secche ascoltando il fruscio dei nostri passi lenti ma decisi; dopo una salita non molto ripida arriviamo alla fontana “Spezzavummola” l’acqua ancora scarseggia ma in compenso è molto fresca, ci fermiamo per una pausa e per scambiare qualche parola, si riparte per arrivare a Piano Gaudolino. Il vento inizia a farsi sentire più forte, e sembra che dal bosco arrivino suoni che ricordano le note emesse da un flauto, il vento porta con se la risalita della nebbia che viene spazzata lasciandoci il sentiero libero e ciò ci permette di ammirare i meravigliosi colori del bosco. Lasciamo dietro di noi il grande abbeveratoio e imbocchiamo il sentiero chiamato della “Signorina” che sale verso il Bosco del Polinello. Lungo il sentiero, tra le diverse forme dei tronchi, un amico intravede tra i rami intrecciati un trono, motivo per cui ci fermiamo e sedendoci tra le braccia dell’albero facciamo le foto ricordo. La nebbia inizia a farsi più fitta, la luce e la foschia riflettono sul foliage “brillantezza e opacità”, ciò rende il bosco più suggestivo evocando dei paesaggi quasi fiabeschi, dove non possiamo far altro che silenziosamente perderci in tanta bellezza che la natura ancora una volta ci offre. Prima di giungere alla nostra meta, il sentiero diventa sterrato e roccioso e in alcuni punti notiamo dei piccoli pini loricati in crescita, ribattezziamo il posto “la nursery dei pini loricati”. Il percorso si restringe e le rocce diventano più fitte, lasciamo alle nostre spalle il “bosco incantato” e percorriamo un sentiero decisamente più wild, nel frattempo la nebbia si è infittita e arriva qualche goccia di pioggia, ma non desistiamo, ancora qualche metro e arriveremo ad ammirare il nostro Patriarca. Radici grandi e forti, un tronco imponente e una chioma maestosa, un pino loricato così grande che quasi abbiamo timore di guardare tanto è la sua bellezza. Lo avvolge la nebbia, lasciando dei rami scoperti e ciò lo rende più misterioso e affascinante, avremmo voluto soffermarci ancora un po’ ma le condizioni meteo non lo permettono, Francesco e Giuseppe saggiamente decidono di avviare il gruppo al rientro, promettendoci di ritornare per far visita a Broccolo. Ritornati a Colle Gaudolino ci fermiamo al bivacco per la sosta pranzo e come consuetudine ognuno di noi mette sul tavolo il proprio pranzo da condividere insieme, Giuseppe la nostra guida, Calabrese DOC ma che abita a Taranto ci ricorda di quanta accoglienza e attenzione è capace la nostra sezione, motivo per cui ritorna volentieri a trovarci, il pranzo ci permette di chiacchierare più tranquillamente e ci consente di approfondire la conoscenza, soddisfatti e ritemprati ci mettiamo in cammino. Siamo arrivati nonostante le previsioni meteo poco concilianti alla conclusione della giornata e della nostra passeggiata autunnale, abbiamo camminato, osservato, riflettuto, parlato e sorriso la montagna ha questo grande potere e dono. Un grazie a Francesco e Giuseppe che con la loro disponibilità e pacatezza ci hanno fatto vivere una bellissima giornata e un grazie al piccolo ma essenziale gruppo.

1 novembre 2023: Anello della Madonna di Pollino di Eugenio Iannelli

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Una prima parte della giornata soleggiata e una seconda leggermente piovigginosa hanno accompagnato circa 20 soci in questo singolare giro attraverso uno dei sentieri più usati in passato sia dai pellegrini verso il Santuario della Madonna del Pollino sia per la transumanza degli animali. Dopo il breve briefing di Saverio ci muoviamo verso la parte bassa del Piano di Vacquarro dove corrono liberi cavalli e puledri, e, dove, prima di inerpicarci, ammiriamo il Pollino, Colle Gaudolino e la splendida Serra del Prete dove la vegetazione piano piano sta ricomponendo la ferita inflittagli dalla slavina di circa 10 anni fa. Attraverso un fitto bosco di faggi e colonie di abeti bianchi attraversiamo Piano Conocchielli arrivando a Piano Iannace. Altro splendido pianoro dal quale riusciamo ad ammirare i contrafforti di Serra Crispo con i pini loricati. Scendiamo e seguendo Fosso delle Carceri arriviamo sino al ponte in legno che segna la divisione tra Fosso delle Carceri e Fosso Iannace. Proseguiamo verso il Santuario ammirando lungo il percorso tanti angoli suggestivi dove conformazioni rocciose e faggi secolari la fanno da padrone, elementi naturali di un ambiente fiabesco. Dopo poco giungiamo al Rifugio dove consumiamo il pranzo al sacco in allegra compagnia. Il ritorno, più corto, inizia con la discesa verso Piano Frangiosso, attraverso il sentiero che qualche anno fa coincideva con il Sentiero Italia CAI, superato il Fiume Frido (in questo periodo in secca) si intraprende la “Scaletta del Frido” che lentamente ci conduce nuovamente a Piano Vacquarro basso per chiudere l’anello e a Colle Impiso dove è iniziata la giornata.

14/15 ottobre 2023. PN dei Sibillini di Carla Primavera

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Monti Sibillini è un nome che ci evoca qualcosa di enigmatico, incomprensibile, misterioso ... di sibillino appunto! Quel che è certo, è che dopo che hai visto questi luoghi non sei più lo stesso di prima. Sarà questo il "senso" dell'andare in montagna? Cambiarci, in qualche modo. Succede che al ritorno i pensieri continuano a girarci dentro finché non si forma quel piccolo solco che ci modella ogni volta l'anima. Entrare in quella valle incassata, la Valnerina, che ci ha accolto abbracciandoci con il suo verde lussureggiante e il continuo scrosciare delle sue acqua, il Nera, ci ha lasciato increduli ed estasiati. Ma andiamo per ordine. Il primo giorno di viaggio ci siamo quasi letteralmente tuffati, nelle imponenti Cascate delle Marmore. Pauroso, quando alle 15 in punto, sono state rilasciate le acque. Infatti c'è un orario di apertura e chiusura giornaliera, perché quella potenza della natura viene utilizzata per la produzione di energia idroelettrica. Paura e bellezza insieme. Guardare quella forza incontrastata da così pochi metri di distanza, ti fa davvero sentire un piccolo essere insignificante. E si rimane quasi ipnotizzati a fissarla. Non è mai la stessa. Un divenire costante e continuo. Panta rei. Il secondo giorno ci aspettano gli amici del CAI Macerata, che ci accompagneranno sul Monte Vettore, partendo dal valico di Forca di Presta, che con i suoi 2.476 metri è il rilievo montuoso più alto del massiccio dei Monti Sibillini e tra le cime più importanti dell'Appennino. Attraversare prima i Piani di Castelluccio di Norcia, è stata un'emozione grandissima! Ci siamo trovati in questo altopiano carsico/alluvionale dell'Appennino centrale, che è il secondo più vasto dopo quello di Campo Imperatore e costituisce il fondo di un antico lago appenninico, ora prosciugatosi e noto nel periodo estivo, per la straordinaria fioritura di papaveri, lenticchie, fiordalisi. Intanto nella nostra magnifica giornata di sole, il vento comincia a salire in maniera solida e insistente. Un'occhiata veloce al bivacco Tito Zilioli (2235m) e una foto di rito ci fanno riprendere fiato prima dell'ultimo ripido tratto. In cima, dopo le foto e lo scambio dei gagliardetti sezionali, ammiriamo uno spettacolo da togliere il fiato. Di fronte, la cima del Redentore e il Pizzo del Diavolo. Lo sguardo corre sui Monti della Laga, distinguendo nettamente il Corno Grande e tutta la cresta del Centenario. All'ombra della vetta è presente un circo glaciale che ospita il piccolo Lago di Pilato, unico lago naturale della regione. Una visuale a 360 gradi! Anche nella discesa il vento ci ha fatto compagnia. Sapevamo che il meteo stava cambiando. E meno male. Il secondo giorno ci dedichiamo alle quote più basse. Partendo dal borgo di Visso fino al Santuario di Macereto. Questo itinerario ripercorre un tratto dell’antica via Lauretana che collegava il Regno di Napoli con la Valle del Chienti e con Loreto. Il Santuario di Macereto che fu eretto nel 1529 racchiude la preesistente chiesetta del 1359 ed è una delle più magnifiche testimonianze del periodo rinascimentale marchigiano. È stato costruito su un altopiano, a mille metri sul livello del mare, nel comprensorio di Visso. E veniamo all’aspetto meno gioioso. Oggi, Visso e altri piccoli comuni dei Sibillini continuano a soffrire delle ferite causate dal sisma del 2016, dove spesso le piaghe più dolorose sono quelle inferte da istituzioni assenti a causa delle quali intere comunità ancora vivono e lavorano in prefabbricati d’emergenza, dimenticate da chi dovrebbe sostenerle anziché lasciarle morire. Per non parlare di quelli che ormai da sette anni, hanno lasciato definitivamente il borgo. È proprio un tessuto sociale ormai scomparso. Per noi che avevamo solo "sentito parlare" di tutto ciò è stato come un pugno nello stomaco. Una immersione nel sub strato più profondo della disperazione. Della paura. Dell'abbandono nel senso più completo del termine. Ci siamo sentiti vicini a questa gente che ha vissuto questo dramma così profondo. Come le crepe e le macerie dei loro muri. Ringrazio il Presidente Regionale del CAI Bruno Olivieri e la sezione di Macerata, per averci accolto e offerto la loro compagnia, oltre che la loro guida. Perché accogliere significa ricevere e in questa regione, oltre a vette aspre e vallate sinuose da esplorare, abbiamo trovato gente calorosa e cordiale. Infinitamente grazie. Vi aspettiamo presto nel Parco del Pollino.

24 settembre 2023. Monte Croccia di Carla Primavera

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C’è sempre una prima volta, dice un vecchio adagio. Anche se per noi le distanze erano notevoli, questo non ci ha demotivato dal voler intraprendere questo bel “viaggio” nelle meravigliose bellezze della Lucania. Presenti un folto gruppo di soci del Gruppo Cai Corigliano Rossano e nostri soci provenienti dalla vicina Puglia. E’ bello poi sapere che qualcuno ti aspetta. In questo caso, 7 soci del Cai Matera che pazientemente ci hanno atteso e guidato in questa parte di Basilicata così ricca di storia. Il percorso parte proprio dove è ubicata la sede del Parco Regionale di Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane, in località Palazzo. Il nome deriva dalla fusione di due distinte tenute boschive, rispettivamente il bosco di Gallipoli ed il bosco Cognato. E’ questo il regno incontrastato degli elicrisi, dei cisti e dell’erica arborea. I cerri, specie vegetativa dominante di questa zona, sono assolutamente maestosi e si intervallano con esemplari di carpino bianco, acero, carpinella. Con distribuzione meno ampia, cresce il farnetto, particolarmente diffuso presso il Monte Croccia. La vegetazione bassa e cespugliosa è costituita da muschi, capelvenere, licheni, la moneta del papa. Il nostro cammino procede su sterrate e dorsali dove abbiamo ammirato, da un magnifico belvedere, uno splendido panorama sulle dorsali montuose del Parco. Di fronte a noi le guglie delle Piccole Dolomiti Lucane con i borghi incantevoli di Castelmezzano e Pietrapertosa. Da qui ci aspettano gli ultimi 150m di dislivello fin su il monte Croccia, passando per un piccolo stagno naturale, purtroppo in secca. Raggiungeremo i resti della cinta muraria con un insediamento degli antichi Lucani, risalente al IV e IIIsec. a.C., collocato in posizione dominante sulle valli del Basento e della Salandrella. Siamo all’interno della Riserva Antropologica del Monte Croccia. I primi insediamenti stabili si possono far risalire a gruppi sociali di origine osco-sannita che fondarono la città lucana di Croccia Cognato. Edificato a 1.149 metri di altezza e difeso da una imponente cinta muraria della lunghezza di oltre 2 Km., il nucleo abitativo presenta una tecnica di costruzione sicuramente ereditata dai greci. Da questi ultimi, infatti, i Lucani mutuarono le tecniche costruttive delle opere di difesa, realizzate in blocchi di pietra squadrata che formavano cinte murarie lunghe diversi chilometri. Una vera emozione trovare queste opere faraoniche così in alto! Salendo su due torrette di vedetta in legno abbiamo ammirato un vasto panorama. Lo sguardo va agli abitati di Campomaggiore, Albano, Tricarico, Grassano e, più distanti, di San Chirico Nuovo, Irsina, Gravina, Altamura. Proseguendo lungo le mura, il sentiero ci conduce a “Pietre della Mola”, dove sorgeva un complesso megalitico dell’età del bronzo che fungeva da calendario astronomico. Proseguendo ci porta all’ingresso di una grotta dove è stato ritrovato il corredo funebre di un guerriero lucano. Tornati alla Caserma Palazzo, ricavata in un antico monastero benedettino, visitiamo la cappella di Santa Chiara e il giardino botanico. Merita una menzione l’olfattoteca: una raccolta di essenze del Parco con uno spray allegato dove poter deliziare il nostro olfatto. Sinceramente mai vista prima! Arrivata l’ora dei saluti, ci congediamo dagli amici materani con la promessa di ritornare presto, per scoprire ancora altre meraviglie di questa terra fantastica. Alla prossima! Grazie.

10 settembre 2023: Velia e il Crinale degli Dei di Claudio Zicari

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Ancora una volta Club Alpino e Gruppo Archeologico del Pollino hanno trovato un entusiasmante momento di unione:domenica 10 settembre 2023 si sono dedicati alla fascinosa città greca di Elea, fondata intorno al 540 a.C. da un gruppo di esuli provenienti dalla ellenica città di Focea, nell’attuale Turchia. Elea, che in epoca romana prese il nome di Velia, sorge nelle immediate vicinanze di Ascea Marina, tra Agropoli e Palinuro, nell’area del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni; in un contesto di straordinaria rilevanza naturalistica e paesaggistica. I suoi ruderi si compenetrano con la vegetazione mediterranea i cui odori, gradevolissimi e intensi, ne pervadono tutta l’area. Il luogo è di una bellezza strepitosa e la sua storia lo rende estremamente attraente. Il Gruppo era atteso, innanzi all’ingresso del Parco Archeologico, da Alessandro, una Guida competente e appassionata, che si è dimostrato subito profondo conoscitore non solo del luogo ma di tanti svariati Saperi ad esso collegati, primo fra tutti quello filosofico a cui Elea deve maggiormente la sua fama; nella città, infatti, venne fondata e prosperò, acquisendo grande prestigio nel mondo greco, la Scuola Eleatica del grande Parmenide,che ebbe come allievo l’eccelso Zenone che Aristotele definisce l’inventore della Dialettica. La comitiva CAI-GAP si muove, quindi, nella piena consapevolezza di percorrere le stesse strade su cui mossero i loro passi tali grandi pensatori e, nell’ambiente che si ritiene essere stata la sede della scuola filosofica, l’ottima Guida Alessandro spiega, con estrema disinvoltura, il paradosso di “Achille e la Tartaruga”, concepito da Zenone, e lo fa ricorrendo a due membri della comitiva; il ruolo di Achille viene affidato ad Aldo e il ruolo della Tartaruga a Giovanna e Aldo, quindi, nonostante buttato in folle corsa, non riesce a superare Giovanna; tale vicenda impressiona non poco l’allegra comitiva che riesce a recuperare serenità solo quandola sua attenzione viene rapita da un muro che, costruito con una tecnica consistente nell’uso di pesanti blocchi e parti realizzate con pietre di minori dimensioni, acquisisce grande elasticità e tenuta in caso di eventi sismici. Si arriva poi alle Terme Romane e si comprende bene come fossero costruite e in che modo dessero grande piacere a uomini e donne che, in età imperiale, probabilmente le frequentavano in giorni diversi, e si ammira anche il Pozzo Sacro, dedicato al Dio Ermes, divinità protettrice dei commerci, dei naviganti e dei mercanti che, in quel punto, avrebbero potuto chiedere fortuna o ringraziare per il buon esito delle loro attività…e l’allegra Comitiva, chiede, anch’essa, protezione ad Ermes che, a dire il vero, la concede. Poco dopo, infatti, iniziava una strada, in ripida salita e pavimentata con blocchetti in pietra posti di coltello e leggermente inclinati per evitare lo scivolamento e, in effetti, nessuno scivolava...forse per la protezione di Ermes. Con qualche sosta presso graditissime fontane, si giungeva ad un complesso monumentale che si pensava, inizialmente, fosse l’agorà della città ma che, poi, si rivelò essere un santuario consacrato ad Asclepio, divinità medica e curatrice. I medici della Comitiva si inginocchiarono e pregarono a lungo; non è dato sapere, però,se dal Dio Asclepio cercassero una benedizione per il loro operato o invocassero un perdono per le loro umane mancanze, ad ogni modo ripresero il loro cammino con spirito rinfrancato. Si giunge, quindi, alla “Porta Rosa”, il monumento più importante di Elea e ormai suo simbolo e, al contempo, monumento della dedizione dell’uomo alla donna e simbolo delle pressioni psicologiche, consapevoli o meno, della moglie sul marito, in quanto l’archeologo che, nel 1964, la scoprì la battezzò con il nome della moglie che, per l’appunto, si chiamava Rosa e il marito non riuscì a prescinderne; la passione per la moglie superò la passione per la ricerca archeologica e si impose sull’entusiasmo suscitato dalla grande scoperta, la moglie del grande archeologo – fulgido esempio di potenza muliebre - pervase - in eterno - della sua presenza la straordinaria scoperta del marito e gli Studi di Architettura Antica. Al cospetto della Porta Rosa e sotto il suo arco laComitiva non riuscì a esimersi da un ampio e partecipatissimo dibattito sulla architettura greca, etrusca e romana fino a quando l’immancabile fatidico obbiettivo, nel senso di fine e nel senso di strumento, della “Foto di Gruppo” non prevalse dissolvendo nel nulla ogni idea, ipotesi e tesi che la porta Rosa aveva incredibilmente generato. La Foto di Gruppo aveva riportato ordine ed armonia, ognuno per essa si era collocato dove più si sentiva se stesso e nell’atteggiamento maggiormente confacente alla sua personalità. Rigenerati dalla “Foto di Gruppo” i membri dell’Allegra Comitiva intraprendevano, con entusiasmo e voglia di conoscenza, l’aereo percorso del “Crinale degli Dei” e durante la prima sosta, non è dato comprenderne il motivo, la Guida iniziava a parlare, senza trascurare i particolari, di ciò che la madre (Mamma Teresa) gli preparava da mangiare e tra le tante pietanze l’Allegra Comitiva si lasciava coinvolgere dalla descrizione delle “Alici mbuttunate”, irresistibile portata della Cucina cilentana. Il percorso del “Crinale degli Dei” si sviluppa lungo le mura e le fortificazioni della città antica, realizzate tra il 480 e il 450 a.C., procedendo fino alla fortezza del Castelluccio, dove la presenza di una bella e panoramica scalinata in blocchi di pietra costituiva ineludibile occasione per altra sentitissima “Foto di Gruppo”, che registrava qualche inevitabile rimostranze, ma i dissenzienti venivano subito e brutalmente messi a tacere e si sottoponevano, mortificati e in silenzio, alla “Foto di Gruppo”, sollevati dalla consapevolezza che quella, era ormai chiaro, sarebbe stata l’ultima della giornata….e, in effetti, così fu. Lungo il percorso si oltrepassava, camminandovi sopra, la Porta Rosa e si incontravano, realizzate su terrazzamenti artificiali, nove aree sacre con edifici di culto, risalenti a un periodo compreso tra il 400 ed il 250 a.C.. A questo punto, facendo lo stesso percorso,si giunge all’acropoli di Elea dove sorge la Cappella Palatina, risalente al XII sec. d. C. e i resti di una fortificazione medievale, sviluppatasi tra XI e XIV secolo, in cui svetta la Torre circolare, cuore del sistema difensivo; Torre e Cappella costituiscono due spazi museali allestiti in modo particolarmente suggestivo, con voci narranti e ricostruzioni virtuali. La visita si concludeva presso la “Casa degli Affreschi”, un’ampia dimora di età romana. Usciti dal Parco Archeologico ci si recava presso il lungomare di Marina di Ascea e presso il Lido “Zucchero e Cannella”, dove si svuotavano i sacchi della colazione, si faceva il bagno o ci si rilassava sull’erba di ampie aiuole, fino a quando il ritorno della instancabile ed entusiasta guida Alessandro, consentiva di ammirare distese di Gigli di Mare e la straordinaria Costiera di Ascea, da cui fu cavata la pietra per realizzare la pavimentazione delle strade di Elea. Si risaliva, infine, in autobus e si partiva alla volta di Castrovillari.

3 settembre 2023: Sangineto, la Cascata del Vuglio di Carla Primavera

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L'attesa per poter godere della visione di questa splendida cascata era stata lunga. Quasi due anni. Ma a Sangineto c'è molto altro da vedere. Con gli amici del CAI Verbicaro, Teresa, Enzo, Mario e il vice sindaco Maria Rosa, l'appuntamento era fissato ad un orario comodo. L'escursione alla cascata sarebbe stata breve e invece... I nostri occhi rimangono incantati da alcuni esemplari di ulivi plurisecolari, nascosti in mezzo al borgo di Sangineto. Sul loro tronco e le corteccia, infiniti segni di insulti meteorologici, passaggi umani, vita che passa. Quanta ne hanno viste! Addirittura si parla di mille anni almeno... nulla da invidiare ai nostri pini loricati. Ammiriamo, risalendo gli stretti vicoli del borgo, dei magnifici mosaici che artisti provenienti da tutta Italia hanno realizzato incastrando queste minuscole tessere colorate finché il disegno, l'idea iniziale non è venuta fuori, netta, risoluta e coloratissima. Ci si avvia verso il sentiero della cascata, incastonata in una fitta vegetazione umida e lussureggiante. Mi sembrava un pò l'Amazzonia. Il clima eternamente umido del versante tirrenico, dà sfoggio di un verde disarmante. Bello quanto il verde azzurro delle acque che intagliano questo territorio. Il fiume, anch'esso porta il nome Sangineto, come il paesino, irrorando con le sue preziose acque questa parte di territorio, dà vita, forza e forma a numerose cascate, al momento abbastanza inaccessibili. Ma questa, cosiddetta "del Vuglio" è veramente uno spettacolo della natura. Ti lascia senza fiato. Non te lo aspetti. Discendendo verso il suo antro in semi oscurità, senti già il rumore prorompente delle acque, un rumore sordo. Ti trovi di fronte questa cascata enorme che riversa tonnellate di acqua al secondo. E questa forza ha scavato una pozza alta più di due metri. Un angolo delle fate. Degli elfi. Tanta forza e bellezza tutta insieme producono un effetto ipnotico. Stiamo lì a fissarla, increduli. Certo, era molto più bella di quello che ci aspettavamo! Nostro malgrado dobbiamo staccarci da questa magnifica visione. Si è fatto tardi. Il nostro amico Mario ci aspetta nella sua casa di campagna per offrirci un piatto caldo. Un benvenuto. Un abbraccio. Insieme con gli amici del CAI Grottaglie e a tutto il gruppo, ci incamminiamo. Ancora qualche minuto e potremo goderci il meritato riposo. La compagnia dei nostri amici di Sangineto e la loro calda ospitalità. È stato bello rivedervi. Grazie. Di tutto.

23/27 agosto 2023: Il Monte Rosa di Francesco Cianci

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Finalmente...si parte! Il tempo, ora clemente, ci ha concesso la sospirata finestra di bel tempo.

Giorno1

Di buon mattino, partiamo da Castrovillari in pulmino come una giovane scolaresca in gita, attraversando l’Italia da Sud a Nord arriviamo in serata a Gressoney, località Orsia, dove ci sistemiamo per la notte.

Giorno 2

Suona la sveglia. È ora di partire. Con calma, prepariamo gli zaini e partiamo verso il Rifugio Città di Mantova. A Staffal, prendiamo il primo ramo della funivia che ci porta ai 2312m del Gabiet; lì facciamo sosta per meglio acclimatarci e visitiamo l’omonimo laghetto posto a quota 2371m. Scendiamo prima passando dal Rifugio Gabiet e, accanto alle casette in legno e pietra tipiche del luogo, proseguiamo e riprendiamo la funivia verso il Passo dei Salati. L’ultimo ramo della funivia ci porta, infine, ai 3257m di Punta Indren. A darci il benvenuto, davanti un triste e disastrato ghiacciaio di Indren, un bellissimo stambecco con il suo cucciolo. Facciamo una breve sosta per osservare stupiti e impotenti l'ambiente circostante e, di nuovo, ci incamminiamo prima attraverso il ghiacciaio, e poi seguendo la cosiddetta traccia bassa che, in poco più di un’ora, ci conduce al Rifugio Città di Mantova (3500m).

Giorno 3

La notte passa insonne…è un continuo dormiveglia ricco di pensieri e speranze.

Ore 4: suona la sveglia. Scendiamo nella sala comune per la colazione ricca di alpinisti che, a testa bassa, fanno colazione. Al di fuori del Rifugio, sotto un bellissimo cielo stellato e illuminati dalla luce della luna “ci leghiamo": ancora al buio, ma aiutati dalle luci delle lampade frontali iniziamo a seguire la traccia rocciosa che costeggia ciò che resta del ghiacciaio del Garstelet. Avanziamo con passo lento e costante – quasi come vagoni di un treno; e avanziamo, ancora, dribblando suggestivi crepacci sulla prima parte del Ghiacciaio de Lys. Il giorno avanza, con la prima luce tutto diventa finalmente più nitido: le vette che ci circondano, la Piramide Vincent, il Balmenhorn, i Lyskamm, mostrano a noi la loro maestosità e immensa bellezza. Gli enormi seracchi che costeggiano la nostra marcia arricchiscono il dipinto che, passo dopo passo appare ai nostri occhi in tutta la sua bellezza. Dopo alcune ore di marcia, arriviamo al Colle del Lys (4151m) dove, davanti ai nostri occhi, sialza il sipario su un’incredibile spettacolo bianco: all’orizzonte compaiono le vette più alte del Monte Rosa, la Capanna Margherita, la Dufour e la Zumstein. Alla nostra sinistra, invece, maestoso irrompe il Cervino che, insieme alle altre vette (Dent Blanche, Obergalbenhorn, Zinalrothron e Weisshorn) disegnano la cosiddetta Corona Imperiale. Dopo una breve pausa, assaporato del cioccolato e bevuto del the caldo riprendiamo la traccia verso le nostre vette. Per prima la Punta Parrot (4432m): ci avviciniamo attraversando delle roccette su cui ci arrampichiamo e, immediatamente dopo, intravediamo l’esile traccia sulla cresta stretta, tanto stretta…accompagnati da un vento che rende ancor più adrenalinico il raggiungimento della vetta. Seconda sarà la Ludwigshöhe (4342m): ci avviciniamo seguendo la traccia che va da Est a Ovest e iniziamo la ripida ma breve salita che man mano ci spinge sulla spalla dove ammiriamo spaventati l’enorme parete Est del Monte Rosa, rocciosa, strapiombante…immensa. Dalla vetta, osserviamo l’adrenalinica e suggestiva parete ai piedi della statuina della Madonna sulla cima del Corno Nero (4322m) e il suo ripido scivolo (50°) di ghiaccio. Infine, la nostra terza e ultima vetta sarà il Cristo delle Vette (4167 m). Ormai stanchi, raggiungiamo il Balmenhorne facciamo visita alla statua del Cristo e al Bivacco Felice Giordano dove lasciamo un nostro pensiero nel libro lì custodito. Caratteristica la via di avvicinamento tra canaponi e staffe: ben 15 m verticali dove una dose di adrenalina non è mancata. E ora via verso il rifugio. Arrivati al ghiacciaio del Lys complici le temperature alte del periodo i crepacci sono diventati molto più grossi e difficoltosi da attraversare, i ponti di neve ormai crollati e…un telefono anche vola via in quel dedalo di ghiaccio. Finalmente, fuori dal labirinto di buchi, rientriamo al Mantova stanchi, affamati, ma soddisfatti della bellissima esperienza vissuta e, per poco ancora, del telefono perso.

Giorno 4

In realtà il telefono non era perso. Carichi e soddisfatti della giornata appena trascorsa risaliamo nuovamente verso Punta Indren e, via sulla traccia alta verso la Capanna Gnifetti su canaponi e verticali scalette in legno, arriviamo a 3647m dove recuperiamo il telefono che sembrava perso che accompagniamo con…una birra refrigerante e rilassante in quota. Nel pomeriggio dopo la fatica accumulata, ci siamo concessi un po' di relax nel piccolo borgo di Gressoney Saint Jeane e la visita al Castello dei Savoia.

Giorno 5

È il giorno del rientro a casa...cosa dire…sono esperienze che vanno vissute per essere comprese ed apprezzate. Nel raccontarle ho provato a trasmettere la stessa emozione vissuta sul filo del 4000.

6 agosto 2023: CamminiAMOmormanno di Gaetano Cersosimo

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E’ la prima volta che il CAI, Sezione di Castrovillari, partecipa ad una escursione in collaborazione con il comune di Mormanno. Questo evento denominato CamminiAMOmormanno è giunto alla IV edizione, da me proposto al Consiglio Direttivo è stato accettato con piacere nel programma escursionistico 2023. La collaborazione stretta tra l’amministrazione comunale di Mormanno e la sezione del CAI di Castrovillari è finalizzata con questo evento a diffondere, soprattutto tra i più giovani, la conoscenza del nostro territorio e la sua importanza naturalistica e culturale. L’obiettivo è di avvicinare in modo sano i giovani alla natura, promuovendo il rispetto e la salvaguardare dei bellissimi posti che sorgono intorno alla catena montuosa del Pollino. Un’organizzazione eccellente, partiti da Mormanno, precisamente da Largo Savigliano con l’autobus messo a disposizione dall’amministrazione comunale per raggiungere il punto di partenza dell’escursione, Valle Scura. Il percorso ricalca le vecchie rotte di collegamento tra l’interno del gruppo montuoso dell’ Orsomarso e la costa tirrenica. Da qui percorriamo una via sterrata abbastanza ampia, superando alcune aziende agricole locali. Lasciata la sterrata abbiamo proseguito una traccia nel bosco, un percorso nuovo, non segnato dal CAI, ma tracciato alcuni giorni prima dal sopralluogo effettuato dai responsabili. Questo è servito per raggiungere il sentiero CAI 636C che ci conduce per circa 2 Km al valico di Acina Spina, si prosegue in discesa, in un vallone stretto per portarci alla nostra meta, il rifugio di Conte Orlando. Il rifugio Conte Orlando a m. 1193 è un’ antica struttura del 1904, costruita con aiuti economici provenienti da più parti d’Italia. Basti pensare che Vittorio Emanuele III, all’ epoca, donò 300 lire proprio per favorire l’ avvio dei lavori. Il merito della sua apertura va però attribuito all’ avvocato Vincenzo Minervini, primo presidente dell’ Associazione Cacciatori di Mormanno. Riguardo all’ambiente circostante possiamo ricordare che la zona che abbiamo attraversato è ricca prevalentemente di lecci, di faggi, con la presenza di pini, roverelle e agrifogli; nelle parti più umide del bosco troviamo la presenza di alloro, biancospino e agrifoglio. Da apprezzare ancora i terreni coltivati da uomini che sono vissuti e vivono tuttora in questi luoghi. Il parco di Monte Orlando è popolato anche della fauna, troviamo, infatti, uccelli come il nibbio, maestosi falchi pellegrini, gheppi e poiane; non dimentichiamoci degli uccelli notturni come i barbagianni, le civette e gli allocchi. Spostandoci nella fauna terreste ritroviamo il ghiro, la lucertola muraiola e la luscengola. L’escursione si conclude dopo aver consumato il pranzo offerto da alcune aziende agricole locali, con prodotti tipici come il poverello bianco di Mormanno. Abbiamo attraversato l’ultimo tratto di strada, non asfaltata, in pendio passando per la sorgente Acqua la Pietra, per raggiungere l’ autobus che ci ha riportato al borgo di Mormanno.

30 luglio 2023: Torrente Colognati di Giuseppe Oliviero

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La giornata si presenta già di buon mattino molto calda. Il ritrovo è al "solito" bar Guetos allo scalo di Rossano alle ore 8:30 circa. Nel frattempo arrivati gli amici di Castrovillari e dalla Puglia si sorseggia un caffè dopo i saluti e le presentazioni di rito. Subito dopo si parte per raggiungere la meta di partenza, circa una ventina di minuti di auto. Parcheggiate le auto, dopo una breve presentazione del responsabile organizzativo Lorenzo Cara e il saluto del Presidente sezionale Mimmo Filomia insieme a Eugenio Iannelli, Consigliere Centrale del CAI, iniziamo l'escursione. Siamo un nutrito gruppo di 22 persone. Il caldo era forte ma dopo un centinaio di metri eravamo nel fresco letto del torrente, che dava un refrigerante senso di benessere. L'incedere del cammino si alterna a tratti nel torrente e a tratti sui suoi fianchi, talvolta con l'uso di corda per una sicurezza ulteriore, causa l'ambiente naturalmente umido e a tratti scivoloso. Man mano che si prosegue si incontrano numerose piscine naturali create dalle cascatelle che si incontrano chiamate in dialetto "vurghe" e dove molti apprezzano farsi un buon bagno. Ogni tanto Lorenzo richiama racconti, storia e curiosità della Sila Greca. Durante la risalita si incontrano rocce caratteristiche di diversi colori, dal rosa del quarzo, il tufo, il granito dove naturalmente si spazia come volume dal semplice ciottolo a massi di enormi dimensioni. Ai due lati orografici del torrente sovente si apprezzano alte e ripide pareti, dove la variegata macchia mediterranea, composta da numerose specie arboree e floreali, solo per citarne alcuni: cristo, erica, lentisco, rosmarino, oleandro, corbezzolo, castagno, cappero, fico, ginestra, mirto e vari essenze arboree di querce oltre al pino marino, dando al luogo un che di veramente selvaggio è difficilmente percorribile tranne in pochi posti, dove la conoscenza del territorio è fondamentale. Si decide, vista la fame e la fatica, di prendere una mezz'oretta di condivisione di qualcosa da mangiare. Tra un panino e una salsiccia ognuno racconta la propria esperienza di montagna ed escursionistica con il profumo della macchia mediterranea e lo scorrere del torrente, dando un senso di bellezza e benessere fisico e soprattutto dei sensi, piacevolmente coinvolti. Dopo circa una mezz'ora si decide di riprendere la marcia, e percorrendo un'altro centinaio di metri sopraggiungiamo ad un'altra "vurga" molto più grande e di nuovo per qualcuno/a non può mancare l'ennesimo bagno. Vista l'ora si decide di salire un ripido pendio, a tratti molto scivoloso per via della pendenza e delle foglie misti a brecciolino, dove la ricca presenza di vegetazione da una grossa mano come appigli di risalita, soprattutto per chi è abbastanza stanco. Dopo circa una mezz'ora si guadagna velocemente quota rispetto al torrente e si arriva ad una stradina, una mulattiera da dove si può apprezzare dal di sopra il torrente stesso e da contraltare una parte della valle del Colognati. Ci fermiamo dopo non molto in un angolo panoramico del sentiero per la rituale foto di gruppo e subito dopo si prosegue, a dire il vero anche se la via è molto agevole sul sentiero, si rimpiange il fresco del torrente con il suo soffuso profumo. Arrivati alle auto e prima dei saluti reciproci di ringraziamento si assaggia un pezzo di dolce portata dall'amica Anna dalla Puglia. Bellissima e splendida esperienza, soprattutto per gli amici che hanno assaporato per la prima volta la selvaggia Sila Greca. PS: un personale ringraziamento a tutti e speriamo di riuscire a ritornare in questi luoghi dove c'è tanto da visitare.

16 luglio 2023: II Ed. della Giornata dell’ipertensione arteriosa di Mariarosaria D’Atri

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Nella splendida cornice di Colle Marcione (Civita) si è svolta con successo la seconda edizione della giornata dell’ipertensione arteriosa in montagna organizzata dalla Commissione Medica Regionale del Club Alpino Italiano. La Sezione di Castrovillari attraverso la referente sezionale della Commissione dott.ssa Belmonte, ha coinvolto tutti gli operatori sanitari, soci e non, che hanno dato la loro disponibilità ad effettuare le misurazioni della pressione ai tanti che transitavano in quota alla ricerca di un po’ di frescura. Mentre all’ombra di un bianco gazebo proseguivano le misurazioni e osservati con curiosità anche dall’alto, sul finire della mattinata un nutrito gruppo di partecipanti si è incamminato sul sentiero che partendo dal rifugio Colle Marcione. con un breve dislivello conduce al belvedere Zoti Manoli. Papas Emanuele Giordano, meglio conosciuto come Zot Manoli è stato una delle personalità arbereshe più notevoli del novecento, che per tutta la sua vita, ha lavorato per conservare, e trasmettere i valori dell’identità del popolo e della fede arbereshe. Si recava in montagna con la sua moto oppure a piedi, e raggiungeva il luogo a lui dedicato per ammirare lo splendido panorama, per pregare e meditare. Lungo il percorso fino al pianoro sottostante la Timpa di Porace attraversiamo una natura incontaminata che ci avvolge in un’esplosione intensa di profumi, ginestra, timo, e tante altre essenze tipiche della nostra macchia mediterranea. Il silenzio sembra assordante sotto un sole rovente e interrotto da ovattati rumori di due temerari arrampicatori. Proseguiamo a sinistra tra le roccette verso la cresta, e dopo poche centinaia di metri giungiamo al punto panoramico Zoti Manoli dove ci riposiamo brevemente sulle comode panchine sistemate dal CAI Castrovillari. Il panorama da quassù è splendido, lo sguardo spazia da sinistra a destra incantato di fronte a tutta la maestosità della catena del Pollino e alla imponenza delle timpe. Ci sofferiamo ad immaginare come sia stato invitante per zot Manoli venire quassù da solo a meditare. Foto di gruppo e giù per il ritorno per lo stesso percorso. Ci attende la frescura di un bosco di faggi dove consumiamo le tante prelibatezze che ognuno di noi ha preparato. La bella giornata di conclude con un brindisi. Oggi è festa del Carmelo e tutti insieme facciamo tanti auguri a Carmen!

8/9 luglio 2023: Aspromonte di Carla Primavera

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Guarda il video della Cascata "Schicciu della Catarratta"

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Sono passati 5 anni da quando sono scesa in un torrente l'ultima volta. Troppi? Pochi? chissà. Sicuramente è stato un bel ritorno! Si è coscienti che le cose cambiano, cambiamo noi stessi, nel corpo ma soprattutto nella testa. Ti fai più domande, aumentano i timori, cerchi di convincerti che comunque è sempre lo stesso, la stessa emozione... e invece no. Come il letto di un fiume o l'incavo di un torrente cambia, a volte anche ogni stagione, così noi, non siamo gli stessi di quel ricordo, di quella passata esperienza. Ma si va! L’organizzazione prevede due gruppi: uno che si dedicherà al torrentismo e uno all'escursionismo, per dare la possibilità a più persone di partecipare. Così già dal venerdì pomeriggio si parte. Destinazione Melito Porto Salvo, ultimo lembo di terra della nostra amata e a volte odiata Calabria. Ad attenderci il nostro socio Demi, esperta guida di torrentismo che ci porterà, dopo varie strade tortuose e scenari incredibili, nel torrente Furria. Qui, il primo giorno si fa didattica in ambiente. Pochi salti giusto per rinfrescare la memoria sulle manovre da effettuare e avviare alla pratica i neofiti. E ovviamente un bagno rinfrescante sotto due spettacolari cascate. L'altro gruppo invece, quello escursionistico, guidato egregiamente da Sabine, di origini svizzere ma trapiantata in Aspromonte, risale i fianchi della fiumara Amendolea fino all’abbandonato Roghudi, antico paese, tra gli ultimi baluardi della cultura grecanica. Ci si ricongiunge a pranzo, che consumeremo insieme. La domenica, invece è risultata più impegnativa. Ci spostiamo verso la Piana di Gioia Tauro e poi su fino al caratteristico paese di Piminoro, frazione di Oppido Mamertina. Qui di nuovo c'è la divisione dei due gruppi, che si ricongiungeranno dopo qualche ora. I primi, nella forra del Piminoro. Spettacolare, insolita e di una bellezza disarmante. Intanto che il buon Demi, Domenico e altri, allestiscono le soste, noi restiamo affascinati dallo scenario che ci circonda, ma il meglio deve ancora arrivare! L'ultimo salto, denominato "lo Schicciu della Cataratta", con un'altezza superiore ai 40 metri e con una notevole portata d'acqua, ci da l'ultima effusione di pura adrenalina! Uno ad uno, eravamo 10, ci avviciniamo al punto di calata, sempre con umiltà e la giusta dose di tensione, che ci garantirà l'attenzione giusta da dedicare alle manovre. Cercando di evitare, dove possibile, la grande massa d'acqua che rigurgita la montagna. Uno spettacolo della natura! Intanto il gruppo più numeroso di escursionisti ha raggiunto la base della cascata ed è lì ad aspettarci, armati di macchina fotografica. Anche loro si erano dedicati a un bagno finale rinfrescante. Le foto finali di rito, tutti insieme, hanno immortalato un indimenticabile fine settimana calabro, ricco di ogni cosa, ma soprattutto di amicizia, condivisione e convivialità, com'è nel nostro stile. Grazie Demi. Grazie Sabine. Grazie ai soci che hanno partecipato provenienti da altre sezioni e al prossimo Aspromonte.

24 giugno 2023: La mia prima arrampicata di Francesco Falcone

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Il 24 giugno sono stato a Cerchiara di Calabria alla falesia di Acqua Rossa/Porticelle con i miei genitori, Pietro, Alessandra, zia Luana, Antonio, Gianmarco, Paolo, Giovanni, Valeriano, Stefano e altri nuovi amici. Gianmarco e Giovanni, gli organizzatori, e altri esperti hanno spiegato come arrampicarsi, come mettere l’imbrago, il casco e come fare l’otto e l’otto inseguito, che sono dei nodi che servono per arrampicarsi. Il primo ad arrampicarsi sono stato io e a farmi da sicura è stato Giovanni che, per tenermi usava la corda e il Grigri, attrezzi che servono da sicura e in base ai movimenti che faceva Giovanni con il Grigri potevo salire o scendere. Per poter scendere bisognava toccare una catena in segno di ‘’vittoria’’. Nell’arrampicarmi ho provato tanta emozione e non potevo credere di essere arrivato così in alto. Gli esperti hanno spiegato che a Cerchiara in totale ci sono tre zone: la prima per chi ha incominciato questo sport, la seconda per chi se la cava e infine quella “Dei Cinghiali” che è un pò difficile. Io ho arrampicato nella prima zona più semplice e in totale ho fatto tre vie. A pranzo ho mangiato tante cose buone e subito dopo mi sono di nuovo arrampicato e questa volta ho chiesto a mio padre di farmi sicura. Quando abbiamo finito di arrampicare nel pomeriggio, siamo andati a sgranocchiare qualcosa in un parco. Dopo siamo scesi nella città di Cerchiara e sono andato in macchina di Giovanni e c’erano anche zia Luana e Valeriano. Dentro la macchina hanno alzato il volume della musica, zia Luana e Valeriano hanno messo i piedi fuori dal finestrino e Valeriano faceva un sacco di scherzi per spaventare zia Luana. Arrivati in pizzeria i grandi hanno bevuto una birra e mangiato una pizza. Infine siamo andati tutti a casa. È stata una giornata divertente, emozionante e indimenticabile e spero di riviverla al più presto.

25 giugno 2023: Anello delle sorgenti di Mimmo Filomia

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Lo scopo dell’escursione odierna, oltre a quello dell'appuntamento ideale con i soci di tutte le Sezioni nella "Giornata nazionale del Sentiero Italia CAI", ha avuto una valenza in più, aver iniziato un percorso di monitoraggio, per verificare negli anni, la bontà delle sorgenti che insistono sui sentieri del Parco. L’escursione di domenica è davvero un rimedio per vincere l’afa opprimente che si abbatte, sempre più con frequenza in estate, infatti, buona parte del sentiero si sviluppa nella frescura del bosco e, quando agli alberi sono subentrati i prati erbosi e acquitrinosi di Bosco Toscano, l’altitudine ha reso confortevole anche la presenza del sole. Il sentiero proposto è un viaggio illustrativo, nel cuore del Parco nazionale del Pollino per focalizzare quelle massime espressioni montuose che lo identificano nelle vicinanze e, quelle lontane, che ne demarcano i confini all’orizzonte. L’itinerario ad anello si è sviluppato su un percorso snello, sfruttando con riallacci alcuni tratturi d’altura inusitati, che i pastori conoscono bene per accudire con solerzia le mandrie al pascolo. Oggi, siamo in sedici e muoviamo dal punto nodale di Colle Impiso (1573 m), da dove dipartono alcuni sentieri di altura. Per noi la prima tappa sarà Vacquarro Alto, (1572 m) che segna il loop del percorso previsto dai nostri accompagnatori: Filomia, Bellizzi, Cersosimo- Le sorgenti d’altura che nascono in questa zona sono poche e famose, noi le abbiamo trovate sicure e fresche ad aspettarci sul sentiero per rifocillarci. La prima di queste è la sorgente “Spezzavummula”, (L’otre non regge al freddo della sua acqua) dalla quale abbiamo prelevato due campioni da analizzare, misurato la temperatura e la portata. Lasciata la sorgente ci avviamo verso il sovrastante Colle Gaudolino nei pressi del quale incontriamo il Sentiero Italia proveniente dal settore calabrese. Qui, svoltiamo a sinistra per immetterci su un sentiero che ci conduce prima alla radura di Rummo e poi sullo sterrato (Dei francesi, sulla carta 925 B) c’inoltriamo su un confortevole sentiero movimentato che attraversa le acque di tre ruscelli che scorrono in un bosco di faggi. Le loro acque sono alimentate dai laghetti sovrastanti, che, a loro volta, ricevono quelle provenienti dallo scioglimento delle nevi che, da Serra Crispo e Serra delle Ciavole, filtrano dai Piani. Un ciclo vitale, questo, che somiglia molto a quello che avviene sulle Alpi ma, mentre qui, è su vasta scala, nel nostro eco sistema la quota riduce la durata dell’effetto. Il sentiero, alberato e fresco che abbiamo imboccato è anche frequentato, dai pellegrini affezionati dei luoghi che preferiscono questa via, per recarsi, passando dal Piano di Iannace, al Santuario della Madonna del Pollino. Appena giunti a Timpone Canocchielle, (1880 m) una decisa svolta a destra, in direzione Sud-Nord con il Pollino alle spalle che fa capolino tra gli alberi, ci hanno consentito, sempre nell’intricato bosco, fra begli esemplari di faggi, di riallacciarci proprio nei pressi della sorgente di Pitt’Accurc, (1900 m) al SI CAI TP 1 Morano – Madonna di Pollino. Per quanto riguarda il toponimo, la fonte di Pitt’Accurc (Sono in corso indagini per associare altri termini a dormire-accorciare) è la più elevata dell’intero Parco e disseta le popolazioni con la sua adduzione lungo il percorso fino a S. Severino Lucano. Nei pressi della sorgente, che d’inverno la neve iberna, coprendola tutta, facciamo una breve pausa ed una frugale colazione con l’acqua della sorgente a fare da companatico; talmente buona e gelida che non riusciamo a tenerla nel palmo delle nostre mani se non per qualche attimo. La sorgente è li, alle falde del Giardino degli Dei, come un dono della natura per dissetare gli estimatori dell’ambiente. Un nome magico, quest’ultimo, che richiama la mente alla storia delle sirene di Ulisse, e che qui, non si può fare altro che accettare l’invito, perché il richiamo è giustificato da un connubio confortevole di soggetti naturali, (Pini Loricati monumentali) predisposti in chiave di lettura del passato, presente e futuro di un ecosistema che è lì dall’ultima glaciazione. Anche qui facciamo il prelievo dell’acqua annotando il buono stato di protezione della sorgente, riservando alle bestie separato abbeveratoio. Il maltempo ci ha costretto al rientro per la via di andata, cioè, attraverso Bivio Canocchielle. Ormai ci resta analizzare e verificare la fonte Rummo, che ci attende sorniona, sottomessa e in disparte; per chi va e viene da oltre i Piani, è indispensabile, come risorsa idrica. Urge manutenzione speciale, per mantenerla in esistenza. Difficile misurarne la portata, per la sua accessibilità, ne preleviamo campioni per analisi e misurazione temperatura, mentre incombe la pioggia che ci accompagnerà fino a Colle Impiso. Grazie a tutti i partecipanti, fedeli al Sentiero Italia che, ormai, rappresenta un’infrastruttura intesa come ponte che unisce gli escursionisti di tutta Italia.

17 giugno 2023: Notturna sulla Manfriana di Anna Rossano

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È sera, ultimo controllo dello zaino, “qualcosa di pesante, per la notte si prevede vento di tramontana e qualcosa di leggero, l’indomani farà caldo” bene sembra esserci tutto, l’escursione notturna sulla Manfriana ci attende. Ci ritroviamo a Civita le nostre guide Gianmarco e Giuseppe ci aspettano con gli amici del CAI di Castrovillari, Rossano e Catanzaro, salutiamo le vecchie conoscenze e diamo il benvenuto ai nuovi amici e insieme ci dirigiamo verso colle Marcione. E quasi mezzanotte, le lampade frontali ben posizionate, iniziamo il cammino uno dietro l’altro un passo alla volta, le scie luminose dei paesi che vediamo dall’alto sembrano essere delle lucciole che danzano e le immagini che scorrono nonostante la ridotta visibilità rendono il posto ancora più suggestivo. Dopo qualche ora di cammino tra salite e discese abbastanza impegnative arriviamo sulla cresta dell’Infinito che da li a qualche ora ci porterà in cima, il vento di tramontana non tarda ad arrivare forte e vigoroso ci sospinge come delle canne al vento, ma questo non ci impedisce di continuare il nostro viaggio, siamo qui per vedere l’alba, il nuovo giorno e allora si continua a camminare. Il percorso si fa sempre più difficile, aumenta il dislivello, la parete rocciosa, il vento e la stanchezza rallenta il gruppo, intanto sulla nostra destra i primi bagliori di luce, inaspettatamente le nostre gambe riprendono il cammino con più forza e decisione, dobbiamo arrivare in cima ancor prima dello spuntare dell’aurora. La luce ancora fioca ci permette di intravedere la cima, alziamo lo sguardo da terra e vediamo a pochi passi da noi una delle vette più alte e belle della catena del Pollino “la Manfriana”, Gianmarco e Giuseppe ci guidano nell’ultimo tratto quello più difficile e tortuoso, un ultimo passo e siamo in cima. Il vento implacabile ci aspetta, ci avvolge e non ci da tregua, ci ripariamo dietro le rocce, nessuno ci potrà spostare da li neanche la tramontana, l’aurora bellissima precede l’alba, giallo, arancione, rosso si stagliano e si fondono con l’azzurro del cielo, un’immagine da lasciare senza fiato, emozioni e sensazioni si susseguono in modo diverso tra di noi, credo che ognuno in cuor suo abbia detto “è stata dura ma ne è valsa la pena”. Il tempo di riprendere le forze e aspettare il totale sorgere del sole che siamo nuovamente pronti per ritornare a casa però manca ancora qualcosa, il momento della convivialità: ci fermiamo, ed ecco che ognuno dal proprio zaino toglie fuori dolci e biscotti di ogni tipo, il fornello è pronto per preparare caffè, cioccolata calda e del buon té. Prima che il sole inizi a bruciare riprendiamo il cammino, dopo 10 ore, 13 Km 800 m di dislivello e 1981 m raggiunti ritorniamo più che soddisfatti a Colle Marcione. Qualcuno torna con lo sguardo verso la cima che ora vediamo in lontananza e dice “noi eravamo li” dopo tanta strada percorsa dovremmo essere stanchi e assonnati e invece siamo pieni di gioia, ringraziamo Gianmarco e Giuseppe le nostre guide che ci hanno fatto vivere questa bellissima esperienza notturna e per averci fatto ammirare uno dei più belli spettacoli della natura “l’alba”, salutiamo il gruppo certi di aver condiviso dei momenti splendidi, con la promessa di rivederci quanto prima.

17 giugno 2023: “Montagnaterapia”, un nuovo modo di fare escursione, di Francesco Di Giano

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Per il terzo anno consecutivo organizziamo una giornata speciale per le anime fragili della Calabria. Il CAI sezione di Castrovillari, in collaborazione con gli amici di Special Olympics Italia Team Calabria, Associazione Famiglie Disabili “Totum Team” e il Filo di Arianna di Castrovillari, i Girasoli di Locride, ha riproposto la giornata “La Montagna che include”: un incontro inclusivo con la natura per far scoprire l’amore e la passione per la montagna. Ci siamo trovati tutti insieme (circa 60 persone) a Piano Novacco, nel comune di Saracena (CS) a circa 1.350 m di altitudine: un pianoro ombrato ai limiti di un folto bosco di faggi. Tutti insieme abbiamo iniziato a camminare verso il bosco, prima di addentrarci nel medesimo ci siamo fermati di fronte a un grande faggio con diverse rocce ai suoi piedi. Qui abbiamo fatto la prima sosta facendo diversi girotondi intorno alla pianta, tutti uniti mano per mano. I ragazzi hanno abbracciato il grande faggio e hanno sentito emozioni nuove, mai provate; hanno intonato canti di felicità e di benevolenza verso questo posto magico… Poi ci siamo addentrati nel bosco delle “fate”, cercando di ascoltare nuovi suoni e di ammirare nuovi amici: i faggi… A metà percorso ci siamo fermati per vedere e ascoltare che cosa il bosco ci trasmette. Per molto di questi ragazzi era la prima volta che facevano un escursione nel bosco. Hanno ascoltato una breve descrizione sul faggio: una parola che deriva dal greco “phagein”, che significa “mangiare”, in quanto il Faggio è fonte di cibo per gli animali e, in passato, anche per gli umani, grazie alle sue foglie edibili ma soprattutto ai suoi frutti, le faggine o faggiole, commestibili crude o abbrustolite oppure trasformabili in olio tramite spremitura. I ragazzi hanno ascoltato con entusiasmo. Poi siamo ripartiti per continuare la nostra passeggiata, per arrivare a Piano dell’Erba: un altro bel pianoro. Ai piedi del Crocifisso in legno e vicino a una staccionata abbiamo fatto delle belle foto tutti insieme e poi abbiamo mangiato… Prima di lasciarci come CAI di Castrovillari abbiamo consegnato ai ragazzi presenti un nostro ricordo: un bicchiere di acciaio con il gancio e il nostro stemma, facilmente trasportabile e, soprattutto, utilizzabile infinite volte, permettendo di non comprare o utilizzare bicchieri di plastica usa e getta, un bel gesto di cambiamento verso questa natura che oggi ci ha trasmesso amore… Questa breve camminata della durata di circa due ore ha permesso a questi ragazzi speciali di conoscere un nuovo ambiente per loro in sicurezza. Abbiamo trascorso una giornata “speciale”, animati dal desiderio di dedicarci alle persone più fragili per farli entrare in contatto con le bellezze di un bosco di faggi. Un ringraziamento caloroso ai soci che si sono resi disponibili, agli operatori TAM della nostra sezione, agli accompagnatori delle associazioni e ai ragazzi del servizio civile che ci hanno accompagnato in questa giornata. Un caloroso ringraziamento alle persone “speciali” che hanno trascorso insieme a noi una giornata inclusiva e unica nel suo genere. Infine un ringraziamento ai loro genitori che ci hanno affidato i loro figli permettendogli di vivere una giornata speciale e unica per loro, con l’auspicio di ripeterla al più presto.

11 giugno 2023: “In Cammino nei parchi” XI Edizione di Eugenio Iannelli

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Grande partecipazione all’XI edizione della giornata “In Cammino nei Parchi” organizzata dalle TAM territoriali del Club Alpino Italiano e Federparchi, spesso in collaborazione con altri Organi Tecnici del CAI. Alla scoperta dei sentieri, dei paesi, dei rifugi, delle genti e delle meraviglie delle aree protette, in una montagna da conoscere, viva per cultura e natura. Undici edizioni di questa riuscitissima manifestazione che coniuga la tradizionale esperienza escursionistica con la frequentazione delle Aree Protette. Conoscere, capire, approfondire il significato di un’Area protetta, di un Parco, rappresenta uno dei punti di forza del percorrere sentieri all’interno di territori di particolare pregio non solo naturalistico, ma anche storico culturale. Al Rifugio “L. Grandinetti” della Sezione di Catanzaro nella Sila piccola sono convenuti numerosi soci di tutte le Sezioni calabresi, Castrovillari, Cosenza, Reggio Calabria, Verbicaro e naturalmente Catanzaro. L’escursione, nonostante le turbolenze meteorologiche, è felicemente riuscita. Partiti dal rifugio, il sentiero ha attraversato l’ampia vallata dell’Imbollato, dove piccoli specchi d’acqua formano le sorgenti del Pisarello, affluente del fiume Tacina. Raggiunto “Cugno del Porrazzo” e attraversando un bosco puro di faggio arriva ad una bellissima cascata immersa tra massi di granito denominata “Piciaro”. Si continua in piano con una occhiata sull’alta Valle di Tacina e proseguendo in salita si giunge nei pressi della Caserma Forestale del Gariglione ai piedi della principale vetta della Sila Piccola (Monte Gariglione 1765m), si continua per un tratto di Sentiero Italia per poi concludere l’escursione nuovamente al Rifugio. Un rifugio in linea con le aspettative CAI, comodo, spazioso, dotato di tutto il necessario ma soprattutto utilissimo per gli appassionati di montagna che desiderano conoscere il territorio circostante. I soci catanzaresi ci hanno riservato una grande accoglienza preparando tante buonissime pietanze che hanno soddisfatto anche i palati più fini. Al termine della giornata foto di gruppo, ringraziamento e saluto da parte dei tanti dirigenti del CAI calabrese presenti che hanno testimoniato l’importanza aggregativa di questo appuntamento associativo regionale. Appuntamento nel 2024 con la Sezione di Castrovillari nel Parco nazionale del Pollino.

4 giugno 2023: Colle del Dragone - Coppola di Paola di G. Cersosimo

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Questa escursione fa parte del “mio” progetto sin dal momento in cui si è presentato il programma annuale del 2023 dalla sezione CAI Castrovillari, sono trascorsi molti anni dall’ultima ascesa a Monte Coppola di Paola. L‘escursione parte puntuale dal Colle del Dragone, in particolare dallo slargo dove si possono osservare i pini loricati del Timpone Viggianello, con i soci della sezione CAI di Castrovillari. Il percorso che abbiamo scelto io e mio amico socio Walter inizia dal solito omino in pietra posto sul ciglio della strada. L’approccio, quindi, si presenta in salita in un bosco di faggi grandiosi e il luogo si presenta anche di grande interesse dal punto di vista naturalistico, si attraversa uno degli ambiente più belli del Parco Nazionale del Pollino. Questa faggeta è radicata su una dorsale che segna il confine tra la Calabria e la Basilicata; qui sono presenti dei faggi monumentali, alberi di svariate dimensioni. La natura in questi ambienti ha permesso anche alla fauna di crescere, infatti, nel nostro sopraluogo effettuato qualche giorno prima, alla nostra vista si è presentato un piccolo capriolo che pascolava nel sottobosco. Si prosegue sempre in salita, usciamo dal bosco in un piccolo pianoro, qui un pò di riposo è obbligato e dopo qualche foto si riparte. Dopo averlo superato, sulla sinistra, cominciamo la salita di nuovo nel bosco e si arriva in un altro pianoro erboso, anche qui facciamo rifornimento di integratori e si riparte. Riprendiamo il cammino nella faggeta, a sinistra, sempre faticoso in salita per poter raggiungere il nevaio di Coppola di Paola, ancora con la presenza della neve. In questo ambiente grandioso, dove la bellezza del luogo viene immortalata dalle macchine fotografiche, mi accingo a dire la famosa frase di John Wayne nel famoso film “Cowboy: “andiamo si perdono ore di luce”. L’ ultimo tratto è pianeggiante nel bosco, lasciamo gli ultimi faggi e ginepri, quando si esce allo scoperto il percorso è un pò disagevole, diventa più ripido e richiede un pò di tecnica e fatica, non c’è sentiero ma la vetta diventa visibile. Quindi Il tracciato finale è tra le roccette dei “Due Seni”, come abbiamo detto nella descrizione della scheda tecnica, questo appellativo fa riferimento alle due cime del Monte Coppola di Paola. Raggiungiamo la prima cima a Nord con i suoi 1919 metri, dove si apre un panorama superbo, poi si scende successivamente in una piccola conca carsica per guadagnare l’altra cima di 1909 metri. Le due cime si presentano con una stupenda e ampia vista panoramica, a mio avviso è uno dei punti più belli dell’ intero massiccio del Pollino. Ci godiamo con intensità questo momento dalle due vette, un ampio panorama a trecentosessanta gradi, la suggestiva veduta sulla Piana di Campotenese, le cime lontane dell’ Orsomarso, del Cilento, del Sirino, Monte Alpi, Raparo; prestiamo attenzione anche all’ ampia vista che si apre sui paesini del nostro Parco e non potevano mancare citare anche le nostre vicine cime del massiccio del Pollino. Dalla vetta più bassa iniziamo a scendere, il percorso è lo stesso di quello dell’ andata. Una sosta per il pranzo al sole sul ciglio del nevaio, anche questo non poteva mancare. Ora la meta questa volta è prima alla macchina e poi a casa.

14 maggio 2023: Colle Impiso > Monte Pollino di Walter Bellizzi

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Lo scirocco proveniente dall’Africa aveva depositato sulle automobili la sabbia finissima. A Campotenese alle otto del mattino il sole ancora non riusciva completamente a farsi largo tra nuvole color piombo. Dopo poco tempo giungono i soci CAI della sottosezione di Corigliano-Rossano guidati da Lorenzo Cara. Dopo i calorosi saluti, ci dirigiamo verso Colle Impiso. Un rapido sguardo del cielo ci conforta che nella giornata avremmo goduto di qualche raggio di sole, tanto auspicato dai nostri amici fotografi. Al termine del succinto “briefing” del Presidente CAI Castrovillari, ci incolonniamo lungo il sentiero 920A per dirigerci, attraversando la faggeta sotto Serra del Prete, al Piano di Vacquarro Alto (1512 m). Colà facciamo una breve sosta per riprendere fiato prima di imboccare a destra il Colle Gaudolino. Da Piano Vacquarro già intravediamo, attraverso le cime dei faggi, il Monte Pollino. Dai prati erbosi del Piano scorgiamo un gruppo di maestosi cavalli avvolti dalla nebbiolina del mattino che pascolano tranquillamente giù a valle. Dai rami dei faggi spicca il verde tenero delle foglie, che induce chi affronta per la prima volta la salita sulla vetta del Pollino, a rinvigorire la volontà di portare a termine l’escursione. Ci si dirige a destra, seguendo le indicazioni della tabella segnavia, verso il Colle Gaudolino, dove intersechiamo una ragnatela di ruscelletti gonfi d’acqua dovuti allo scioglimento delle nevi e alle frequenti piogge primaverili. Passiamo presso la sorgente Spezzavummola (1650 m); lì ci riforniamo di acqua gelida che sgorga copiosissima. Istantanee fotografiche fissano nella memoria questo momento primaverile con prati ricolmi di fiori multicolori che rivestono di gioia e di stupore anche chi ha ormai in uso compiere il percorso anche più volte l’anno. Subito dopo ci troviamo sul tappeto erboso verde smeraldo che ricopre il Colle di Gaudolino. Una veloce fotografia di gruppo e iniziamo a percorrere il sentiero a sinistra, indicato dal segnavia, che ci condurrà sul Monte Pollino. All’inizio della salita il faggio cavo ci guarda maestoso mentre lo sorpassiamo. La pendenza si fa più ardua anche perché attraversiamo alcuni tratti nevosi. Ci fermiamo a riprendere fiato. Superate alcune roccette si giunge alla cresta Sud/Est del Pollino. La nebbia fa assumere ai pini loricati, alcuni secchi e contorti, un aspetto surreale, fiabesco. Si intravede tra la foschia Serra del Prete e la sommità meridionale del Pollino. Il desiderio di raggiungerlo ci spinge a ad affrontare l’ascesa con decisione e sostenendoci a vicenda saliamo verso la meta. Eugenio ci incoraggia. Il cielo ci è benigno e il sole finalmente fa capolino. Passiamo accanto ad un gruppo di imponenti pini loricati aggrappati alla roccia a guardia della bellezza che ci attende. Arrampicandoci giungiamo all’avvallamento che, ricoperto di abbondante neve, preannuncia la cima. Lo attraversiamo con prudenza e giungiamo alfine sulla vetta del Monte Pollino (2248 m) dove su un cippo si vede il punto trigonometrico dell’IGM. Un vento gelido ci accoglie ma in compenso ha spazzato via le nuvole e si intravedono le belle cime del Parco: Serra Dolcedorme, Serra delle Ciavole e Serra Crispo. La gioia illumina il volto specie degli escursionisti alla loro prima scalata. Molti sono increduli per l’impresa compiuta. Non c’è tempo per ammirare ulteriormente la bellezza del paesaggio che si intraveda dalla sommità! Ci incamminiamo ordinatamente verso Est e raggiungiamo il nevaio che quest’anno è colmo di neve. Fotografiamo il nevaio e subito dopo raggiungiamo, scendendo verso il percorso già fatto, un punto riparato per ritemprarci con il pranzo e riscaldarci con un buon bicchiere di vino sanguigno del Pollino. Scendiamo cautamente e lentamente a valle, rispettando i tempi e il ritmo di ognuno. Lungo la discesa incontriamo un gruppo di escursionisti del CAI di Prato e scambiamo con loro un rapido saluto. Ci ricompattiamo e riprendiamo il sentiero avviandoci verso Colle Impiso. Giungiamo giusto in tempo per stappare una bottiglia di prosecco offerta da Mimmo prima che inizi a piovere. Salire sul Monte Pollino è arduo ma riserva sempre, a chi affronta l’impresa, una gioia inattesa che ristabilisce il legame armonico profondo tra l’uomo e la natura.

14 maggio 2023: Grotta Antro degli Elfi di Carla Primavera

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Il cielo è minaccioso. Promette pioggia sicura. Con la consueta calma cerchiarese, ci dirigiamo, appena il gruppo alle 8.30 del mattino si è congiunto, verso il bar per coccolarci con un caffè che ci servirà per affrontare la giornata "in" , ossia " dentro" gli strati della Terra più profondi. L' Antro degli Elfi ci attende e già al suo ingresso, profondo e nascosto, ci fa intendere che non sarà proprio una passeggiata. Antonio e Giovanni "armano" il primo tiro di corda che ci permetterà il nostro primo "tuffo" nel ventre di madre Terra. Arrivano le prime gocce di pioggia prima che gli ultimi due riusciremo a calarci dentro. Non ci preoccupa. Tra un po' saremo al sicuro e all'asciutto. Prima saltino verticale, poi uno obliquo, sempre con i piedi piantati sulla roccia, che ci guida, ci permette l'ingresso. Si arriva poi ad un ulteriore discesa, abbastanza verticale e scivolosa. L'attenzione è alta. Chi è sceso prima di me mi dà indicazioni. Meglio a sinistra. Si. Va bene da lì... Le varie concrezioni a forma di coralli, ma col cuore di pietra, stalattiti e stalagmiti si alternano in questo scenario subliminale. Piccoli insetti, ragni, vermi e un pipistrello, ci fanno compagnia. Il mio pensiero va alla loro mente...che penseranno mai di noi? Scivoliamo ancora più giù. Le nostre luci frontali ci ricordano che noi abbiamo bisogno della luce. Loro no. Siamo rapiti dalla bellezza. I millenni che hanno generato, con l'acqua e i movimenti naturali tettonici, questi anfratti, cunicoli e sculture dalle forme più bizzarre. E noi li, piccoli esseri incapaci di creare tanta bellezza, ma fortunati dal poterne godere. Comincia la risalita. Più faticosa, si. L'attrezzatura ti permette di riemergere con movimenti lenti e costanti. A volte ci si ferma anche a riposare. Le cose belle si conquistano a fatica, così recita un vecchio proverbio. A noi questa non ci ha spaventato. Anzi, ci ha permesso l'ingresso in un piccolo paradiso nel territorio di Cerchiara di Calabria. Terra di gente buona d'animo ed eternamente ospitale. Un ottimo pranzo e le allegre note della fisarmonica di Roberto, ci hanno fatto concludere la giornata nel migliore dei modi. Anzi. Staccarsi da Cerchiara di Calabria è sempre un piccolo delitto. Torneremo presto. Grazie.

7 maggio 2023: Monte Sparviere da Cannariati. Carmen Belmonte e Pino Salerno

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Domenica 7 Maggio la Commissione Medica Regionale CAI Calabria, in collaborazione con la Sezione CAI Castrovillari e la Sottosezione CAI di Cerchiara di Calabria, ha organizzato un’escursione al Monte Sparviere, aderendo alla 3° edizione di “Una montagna di Salute”, evento diffuso, su iniziativa della Commissione Centrale Medica del CAI, inserito all’interno del Festival dello Sviluppo ecosostenibile 2023, promosso da ASviS. Partiti dalla bellissima e ripida cerreta di Cannariati di Cerchiara, abbiamo raggiunto la vetta orientale più alta del Parco Nazionale del Pollino, Monte Sparviere, 1713 m sul livello del mare, da cui è possibile avere una fantastica visione delle cime del massiccio centrale, ancora innevate, delle vicine Timpe e dell’azzurro del Mar Jonio, oltre che dei confinanti monti lucani. Oltre a faggi, pini ed abeti bianchi convivono, unico posto in Italia, tutte e sei le specie di acero presenti sul territorio nazionale: l’acero riccio (Acerus platanoides L.), l’acero di monte (Acer pseudoplatanus L.), l’acero opalo (Acer opalus Mill.), l’acero campestre (Acer campestre L.), l’acero minore (Acer monspessolanum L.) e il raro acero di Lobelli (Acer lobelli Ten.). Tanta bellezza lungo i quasi 10 km dell’anello percorso, arricchita da orchidee, primule, narcisi e della rara Frittilaria montana, segno dell’avvenuto risveglio di madre natura. Oltre a far conoscere l’Agenda 2030, adottata dall’ONU nel 2015, l’iniziativa vuole divulgare il tema della promozione della salute, considerata “un processo che consente alle persone di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e migliorarla” (OMS) e si propone di affiancare alla promozione della salute la visione one health, approccio che riconosce i legami tra salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente. Ringraziamo tutti i partecipanti all’escursione per l’ottima compagnia e l’interesse mostrato per l’iniziativa e vi diamo appuntamento alla IV edizione di “Una montagna di Salute”.

25 aprile 2023: Escursione a Monte S. Angelo di Mimmo Filomia

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Quest’anno, la tradizionale escursione promozionale, causa meteo avverso, è slittata al 25 aprile invece della consueta domenica in Albis. Sospinti da un venticello frizzante tipico della primavera, siamo partiti, entusiasti, da Piazza Giovanni XXIII alla volta di Piano S. Lucia, per il consueto briefing. In tempi remoti, prima di noi, è salito qui sopra S. Francesco da Paola, per salutare e benedire la Calabria, in viaggio per la Francia. L’escursione della pasquetta è ormai un evento atteso… Quante volte dentro di noi affiora il desiderio di voler fare una bella passeggiata, in tutta libertà, nella natura, al sole… Ma senza allontanarci troppo da casa, per misurarci con le nostre forze, sedere su un masso, riflettere, scrollarsi di dosso questo lungo inverno, allontanare preoccupazioni… Giusto quanto basta, per poi tornare alla realtà quotidiana, più caricati e consapevoli delle proprie possibilità fisiche ed anche integrati nel territorio circostante... Ecco, questo desiderio si è realizzato con la risalita alla Cappella della Madonna del Riposo. Una gita fuori porta, per aprirsi al risveglio della natura e trascorrere in allegria una giornata all’aria aperta per riscoprire ed affezionarsi a questi luoghi tanto frequentati dai nostri nonni per le loro pasquette. Il Club Alpino Italiano di Castrovillari è stato tenace nel mantenere viva questa tradizione e la partecipazione numerosa, ogni anno, ci premia perché la missione del nostro sodalizio è far conoscere quanto di buono c’è sul territorio, che altrimenti andrebbe perduto per sempre. La tradizionale passeggiata alla chiesetta rupestre, ha inizio dal 1836, anno in cui, il benefattore Andrea Bellusci, fa costruire l’opera, di ottima fattura. Da allora, il sentiero per raggiungere la bianca icona (695 m) a forma ottagonale, incastonata su Monte S. Angelo, è stato percorso da una infinità di pellegrini devoti che hanno alternato il sacro al profano, a testimonianza dell’affetto per la Madonna con il Bambino lì deposta, in atteggiamento di riposo. Le presenze assidue, nei dintorni della chiesa di Monte S. Angelo, a pasquetta, vanno man mano scemando e dal 1960 il luogo cade nel dimenticatoio. Saranno in pochi poi a risalire verso questo, un tempo eremo, a pulire ed accendere il cero della speranza e devozione che, un tempo i nostri nonni alimentavano, per testimoniare l’appartenenza al luogo. Il CAI di Castrovillari, interessato da sempre a promuovere, tutelare, valorizzare l’ambiente montano è attento anche agli aspetti culturali e storici del territorio, da 19 anni ripropone questa tradizione castrovillarese particolarmente in sintonia con i tempi attuali, in cui è forte la ricerca delle proprie identità e cerca di soddisfare una richiesta di attività motoria aumentata dopo la pausa Covid19. Dalla bianca icona si dominano, con un solo colpo d’occhio, le cittadine del comprensorio di Castrovillari: Frascineto, Morano, Saracena, S. Basile, Spezzano A. fino al mare Jonio. E’ un punto panoramico al centro dall’emiciclo formato dai monti del Parco nazionale del Pollino, su cui svetta la catena del Dolcedorme 2267m, ancora oggi, innevata. Antonio Pandolfi in collegamento FM 99.00 Kontatto Radio Pollino ci ha fatto compagnia e ha fatto conoscere, a chi era in ascolto, le impressioni a caldo degli appassionati escursionisti sul sentiero turistico/culturale n. 989 che da piazza Giovanni XXIII conduce alla Madonna del Riposo. Per i più audaci, l’escursione è proseguita fino alla cima di Monte S. Angelo (794 m) dove fa bella mostra di sé una tavolozza illustrativa su piedistallo, di tutte le montagne visibili intorno. La consueta "Pasquetta dei Castrovillaresi", a cui hanno aderito anche appassionati dei paesi limitrofi e soci del CAI di Roma, anche quest’anno è stata ricca e abbondante di leccornie pasquali. Tutto come richiesto da copione, a base di prodotti tipici locali da condividere con tutti per una giornata in allegria e all’aria aperta accanto alla Madonna, che attende dimora migliore, per Lei che rappresenta una delle sette sorelle venerate nel territorio di Castrovillari e per la nostra dignità cristiana.

23 aprile 2023. Colle di Conca > Giardino degli Dei di Eugenio Iannelli

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Da Colle di Conca (sotto Timpa La Falconara) è un percorso insolito, preferito soprattutto da chi dimora nel versante Jonico del Parco. Insolito ma non meno affascinante e importante degli altri. Risaliamo fino a Piano della Giumenta e subito dopo Piano Cardone, posti frequentati soprattutto da appassionati dello sci. Per molti di noi è la prima volta da questa parte e la prospettiva verso Serra Crispo è completamente nuova. Superato Piano Cardone (bellissimo belvedere sulla valle sottostante del Raganello e sulle Timpe) ci incamminiamo su quello che una volta era il tracciato della Rueping, ditta Tedesca che operò lo sfruttamento di questo immenso patrimonio forestale negli anni 1910/1931 e famosa soprattutto dalle parti di Saracena/Novacco dove aveva un grande insediamento industriale. Purtroppo la presenza di tanta neve ci permette di osservare poche traversine di legno (qualcuno riferisce che all’epoca forse si realizzavano con il legno dei pini loricati) che costituivano la base per la ferrovia decauville che operava in quei luoghi. Tanta neve che ci costringe, nonostante il periodo, all’uso delle racchette, che, però, si rileveranno provvidenziali man mano che si aumenta di quota. Un inverno strano, arrivato in ritardo che riserva panorami e tracciati ancora invernali pur essendo ormai in primavera. Ci ricongiungiamo prima con il sentiero proveniente da Lago Duglia e successivamente a quello proveniente da Casino Toscano per poi sbucare alla Grande Porta di Pollino. Inutile soffermarsi sulla descrizione e sulla bellezza dei luoghi una volta approdati al Giardino degli Dei, bastano i nostri occhi e le fotocamera per immortalare cotanta bellezza. Pranzo al sacco e doveroso riposo per poi riprendere il cammino al contrario. A fine giornata i saluti di commiato davanti a una freschissima birra al bar di san Lorenzo Bellizzi al cospetto delle maestose timpe.

22 aprile 2023: Arrampicare a Colle Cornice di Claudia Vitale

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I luoghi hanno una storia propria. Ci sono poi luoghi la cui storia la si costruisce insieme, luoghi che ti restituiscono boccate di vita e una vista privilegiata da condividere insieme a chi, con te, condivide curiosità e fame di adrenalina.Curiosità e adrenalina, i motori della giornata. Un gruppo eterogeneo familiarizza con imbraghi, stringe nodi e regola caschetti. Operosi come formiche sotto una parete ripida e accogliente, che sarà la nostra casa per qualche ora, si ripassano le regole, si aprono vie, i primi iniziano a salire: si spalanca un mondo di verticalità. Concentrati e determinati, cercando appigli, fraternizzando con le proprie forze ed i limiti, abbiamo sentito crearsi invisibili connessioni di fiducia: tu sali, io faccio sicura. Affidarsi, contrastando la gravità, all’occhio sapiente di chi sta giù, e pure ti guida. Arrivi su, non importa quanto in alto, lasci cadere dubbi ed insicurezze, prendi fiato, ti godi la vista, sorridi. Concentrazione: si torna giù. Uno sguardo grato a chi, maneggiando corde e grigri, ha condiviso con te l’impresa su una giostra di muscoli, occhi, consigli e soddisfazioni. Non sono semplici mani e piedi sulla roccia, non è la scalata, né l’arrivo. È il legame di fiducia, l’aver condiviso la gioia e la sfida, un nodo più stretto di qualsiasi otto ripassato e ben fatto. Condivisione è anche riempire i bicchieri, dividere il pranzo custodito negli zaini che si aprono, tra un imbrago e un rinvio e i sorrisi di tutti. Qualche goccia di pioggia, sia pur prevista, bagna gli entusiasmi ma non li spegne. Li, giù, a valle è tornato il sole, e noi gli andiamo incontro con la certezza e la voglia di sigillare quei nodi già saldi.

“Impressioni di marzo” - 26 marzo 2023: Castelluccio Superiore > Santuario della Madonna del Soccorso di P. Apollaro e L. Perrone

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Questa giornata bellissima e inaspettata è nata per caso grazie all’invito ed alla perseveranza di alcuni, come Zio Ottavio e Luigi, che spesso ci danno degli input preziosi che conviene cogliere al volo. Quindi ci siamo uniti agli amici del CAI di Castrovillari in una bella escursione con destinazione Santuario della Madonna del Soccorso da Castelluccio Superiore (PZ) Avevo già avuto modo di conoscere in precedenti escursioni dei componenti della sezione CAI di Castrovillari in particolare alle edizione del” CamminiAmo” Mormanno, tra cui il Presidente Mimmo Filomia, e confermo con piacere che si tratta di un gruppo affiatato e professionale, che abbraccia uomini e donne di ogni età , un popolo di camminatori dinamici ed instancabili sempre a braccetto con il buonumore. Dopo l’assaggio dei “bocconotti”, preparati da Marianna, nostra socia purtroppo oggi assente, un gruppo di 30 persone provenienti dai paesi di Castrovillari, Mormanno e Corigliano-Rossano si sono uniti nello spirito della condivisione di un’unica passione: l’amore per il trekking e per la natura, in uno scenario suggestivo fatto di anticipazioni di una Primavera che fa capolino coi suoi colori giallo, viola e verde chiaro che danno finalmente un guizzo al manto di foglie appassite, regalando profumi e fragranze che tutti aspettavano, insieme a cinguettii armoniosi che fanno alzare il capo verso il cielo azzurro acceso. Bello ascoltare via via il rumore lieve della natura accompagnato dai racconti e dalle spiegazioni delle guide e dei camminatori più esperti, hanno tanto da dire e da dare ancora alle persone che si avvicinano piano a questo tipo di esperienze, il sorriso di Carla è contagioso, così come la simpatia di Eugenio, di Pino e di Gaetano e di tutti gli altri, mi piace osservare le persone che non conosco, mi piace immaginare le loro vite e cosa li ha condotti ad avere questa passione così forte che vorrei far diventare anche mia. I loro racconti sono preziosi e ricordano pezzi importanti di ciò che si è già vissuto ma con uno sguardo sempre teso verso quello che ancora verrà, un atteggiamento sano …. necessario! Arrivati in cima lo spettacolo è stupendo, la vallata è vastissima e di varie tonalità di verde, in lontananza cime ancora innevate, il cielo è azzurrissimo, il sole splende. Il santuario che risale al 1500 è meta e raccolta di innumerevoli preghiere dei pellegrini che si sono avvicendati negli anni, chissà quanti hanno rimesso nelle mani di Maria richieste di aiuto o conforto. Il parco attiguo accoglie i viandanti dando refrigerio e riposo. Tutto è curato e pulito. Dopo la meritata sosta, dove non mancano leccornie calabresi rosso fuoco da mangiare e da bere, prendiamo la strada del ritorno, la discesa è ancora più tortuosa della salita, bisogna stare attenti a non scivolare, alcuni sentieri sono stretti e ripidi, le tante pigne cadute minano la stabilità anche dei camminatori più esperti, l’acqua fresca che scorre da una sorgente lì vicino rifocilla per un po' la nostra sete. Strada facendo, tappa obbligata è il Santuario della Madonna di Costantinopoli che conserva un affresco di straordinaria fattura. Anche questo sito è suggestivo e un po' misterioso per la sua collocazione in comunione con l’altro Santuario più conosciuto di Papasidero. Arriviamo in paese, e proprio al suo interno vediamo tanti terrazzamenti dove ancora oggi si coltivano erbe officinali, scopriamo allora il significato delle frase “Castelluccio il paese delle MISULE”, sono appunto queste, un lascito tramandato nei secoli su insegnamento dei Monaci Basiliani ospitati, che in cambio offrivano il loro sapere sulle piante e sul loro utilizzo in cucina ma soprattutto in campo medico. Ultima tappa della giornata è il Conservatorio di Etnobotanica, un centro di ricerca e documentazione per lo studio della botanica. Una chicca per concludere una giornata che non dimenticherò! Grazie a tutti! (anche della stanchezza)…………

P.S.: “Impressioni di marzo” perché mi piace collegare sempre una canzone o un motivo musicale ad un momento che vivo, e ho citato la PFM parafrasandone il titolo.

26 marzo 2023: Giornata tecnica di palestra speleo di Mara Puntillo

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Gli interessi accomunano e rendono la vita un percorso da raccontare. La sezione CAI di Castrovillari e la Sottosezione di Cerchiara hanno organizzato una giornata dedicata all'avvicinamento alla speleologia. Entrare in contatto con il mondo ipogeo è un'esperienza che lascia il segno, come il primo amore, non si scorda mai. Questo primo incontro che ha coinvolto un cospicuo gruppo di soci ha fornito le nozioni base sull'attrezzatura per la progressione in grotta e sulle tecniche di discesa e risalita. Le paretine di arrampicata ai piedi del Sellaro si sono rivelate ancora una volta un luogo da sfruttare per le nostre esercitazioni. Magici sono anche i momenti di convivialità che sono parte integrante delle nostre uscite. Ogni ben di Dio presente sul tavolino portato a spalla da Giovanni. Abbiamo iniziato a metà mattina con i dolci per ricaricare le energie e abbiamo proseguito a pranzo con formaggi, pizze rustiche, frittate e non poteva mancare il vino. Qualcuno si è arrangiato con forchette di fortuna prontamente sfalciate sul posto e da qui il diverbio sullo zippo e sulla zippa. Come diceva qualcuno..."guidate piano che dovete bere". Costui non aveva finito di dire così... che al termine delle nostre attività, che qualche caparbio aveva ripreso dopo pranzo, prima del rientro siamo stati dirottati nel paesello di Cerchiara per un ultimo brindisi offerto dai fratelli Luca e Paolo.

19 marzo 2023: Colloreto - Colle Gaudolino di Gaetano Cersosimo

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Il Pollino è meraviglioso, ma questa nostra escursione sul tratto del Sentiero Italia 901 che va dal Convento di Colloreto a Colle Gaudolino è stata altrettanto un percorso meraviglioso. La partenza ha inizio un po’ prima dell’ Abbazia di Colloreto, si supera un cancello di ferro e si prende lo sterrato che sale fino ai resti dell’antico Monastero di Colloreto, edificato nella metà del 1500 e vissuto dai Frati Cappuccini. Sbucando dal bosco si può ammirare la grande fontana circolare di pietra posta al centro della raduna , immortalata con gli scatti fotografici. I ruderi, compresa la fontana , la torre campanaria e le stalle, sono immersi in un boschetto di lecci, ma il luogo è aperto ed è una vera cornice naturale , si ammira il Timpone della Capanna e Timpone Viggianello, Serra del Prete e Monte Pollino e le alte aspre pareti di Gaudorosso, tutte rivolte nel versante Sud. A mio avviso, l’ unica nota negativa ad occhi chiusi è l autostrada, con il frastuono dei motori a disturbare la dolce quiete in un scenario fantastico. Il Monastero fu saccheggiato nel XVIII , ma alcune opere d’ arte presenti nel Convento furono trasferite nelle chiese di Morano Calabro e Mormanno e Viggianello. Questo sentiero ha un valore storico-naturalistico immenso, una via di comunicazione e commercio tra la Calabria e la Lucania. Il tratto del Sentiero Italia 901 è un ambiente di macchia mediterranea caratterizzata nella prima parte da una grande estensione di alberi selvatici, arbusti, lecci, aceri ,carpini ed erbe presente nel sottobosco, in questo periodo la fioritura di un fiore particolare, Scilla Bifolium, comunemente detto Scilla del Pollino. A metà percorso inizia e termina la faggeta con alti e giganti fusti ed il pino nero. Con gli alberi spogli come in questo periodo, o adornate con le loro foglie verdi, gialle rossicce, marroni è sempre un’ emozione ammirarli. Dopo una breve spiegazione , ai partecipanti, per comprendere la nostra posizione con il supporto della cartina , proseguiamo sulla mulattiera ed incontriamo le due sorgenti con una notevole portata d’ acqua, ci avviciniamo al piacere suono dell’ acqua della fonte di Tufarazzi e quella Della Serra a circa 1100 m. Le fredde sorgenti alimentano una stupenda Cascata , quando l’ acqua da spettacolo con il suo salto sul tappeto di muschio naturale ci incanta, i tipici colori cambiano a secondo delle stagioni . Dopo questa rara bellezza il sentiero diventa impegnativo, nessuno immagina che possa esserci un sentiero avvincente e duro per lunghezza e dislivello , più di 900 metri per raggiungere Colle Gaudolino. Una montagna che portava lavoro e fatica, usata soprattutto per scambio scio- economici delle due regioni, un tempo era frequentata dai pastori e dai contadini con asini e muli. Proseguiamo sulla mulattiera , lungo questo tratto, detto “La Scala dei Moranesi” si ha la presenza di rocce sedimentarie. Le rocce sedimentarie si formano in una serie di strati e sono un tipo formate dall’ accumulo di sedimenti di varia origine, derivanti in gran parte dalla degradazione e dell’ erosione di rocce che si sono depositati sulla superficie terrestre. Tutto questo spiegato da chi mi ha affiancato in questa stupenda escursione, l’ accompagnatore Walter. Il sentiero diventa impegnativo mentre saliamo faticosamente. L’ ultimo tratto boschivo dell’ escursione è denominato Bosco del Monaco ed è tutto ombroso in una superficie di grande estensione di faggi. Prima dell’ arrivo calpestiamo un po’ di neve, si apre uno scenario di una bellezza unica , un piano tutto bianco candido si estende tra la base del Monte Pollino versante Sud- Ovest dove si può vedere un gruppetto di pini loricati, e Serra del Prete con la sua faggeta. Dopo una meritata pausa iniziamo la nostra discesa, lasciamo Colle Gaudolino con la sua fontana, con l’abbeveratoio immerso nella neve, dove è stata raggiunta la nostra meta.

18 marzo 2023: Mendicino - Arrampicata di Paolo Viceconte

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A pochi chilometri dal centro abitato di Mendicino raggiungiamo la falesia che sovrasta il fiume Acheronte, in direzione Carolei-Pantanolungo. A dispetto dei nomi delle vie, di dantesca memoria, che vanno dal 4c di “Limbo” al 7c di “Lussuria”, “Superbia” e “Ira”, il settore ci accoglie in tutta la sua bellezza, ospitandoci nella giornata che inaugura il programma di arrampicata 2023. Preziose le indicazioni tecniche degli organizzatori, Stefano ed Edoardo, e di Giovanni ma non di meno lo è l’invito che ci rivolgono nel godere la giornata con il giusto spirito, all’insegna di un’attività da vivere in piena condivisione. L’affiatamento è immediato ed è reso ancor più speciale dalla formazione eterogenea del gruppo, composto da esperti e neofiti ma tutti uniti dalla voglia di stare insieme. Si sale. La verticalità suscita sensazioni ed emozioni peculiari, intime ma al tempo stesso in connessione con chi fa sicura da giù che però, di fatto, è un compagno di salita. Dopo una breve pausa pranzo altrettanto mistica, viste le prelibatezze che fuoriescono dagli zaini (Giovanni docet), si riprende. A fine giornata l’euforia del mattino lascia spazio all’appagamento che si scorge nello sguardo di tutti i presenti, certamente per la bellezza del contesto naturale, delle vie, per la gratificante fatica nell’aver messo alla prova se stessi: tutti aspetti che, tuttavia, non avrebbero lo stesso valore senza quella condivisione che ha dato un peso ai momenti trascorsi insieme e, dunque, un significato ancor più alto a questa attività.

19 marzo 2023: Dolcedorme dai Gendarmi di Pietra (Scilla e Cariddi) e variante d’Aquila di G. Oliviero

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L'aurora si presenta asciutta e mite per undici persone che si ritrovano alle 5 del mattino all’Orto Botanico, in quel di Castrovillari, a circa 650 metri di quota dove, con le luci delle frontali, ognuno si appresta a cambiarsi. Da lì a pochi minuti il sole illumina il possente bastione Sud del Dolcedorme. Si parte su una comoda sterrata che ci serve anche per preparare i muscoli e la mente per l'irta del canale; il profumo dell’imminente primavera si percepisce dalle fioriture. Dopo circa mezz'ora, lasciata la sterrata, si svolta decisamente a sinistra e, nel bosco, si sale dolcemente lungo il tracciato che porta al varco del Pollinello senza alcun sussulto di fatica. Dopo circa un'ora raggiungiamo a circa 1350m un punto da dove si vedono in lontananza i due bastioni di roccia chiamati simbolicamente Scilla e Cariddi che preannunciano l'entrata del lungo canalone che porta direttamente in vetta. Una volta arrivati nei pressi degli stessi ci prepariamo a indossare l'attrezzatura per la salita alpinistica vera e propria. La neve si presenta, alternativamente, ora compatta e dura, ora molle. Da qui in poi si sente solo il rumore dei ramponi che mordono il ghiaccio come una melodia ritmata e piacevole, dove i bastioni rocciosi fanno da silenziosi spettatori. Raggiungiamo un primo salto di qualche metro e, superatolo facilmente, arriviamo a un secondo di circa 10 metri dove, una volta superato, arriviamo a un maestoso pino disteso, come a riposare nel silenzio del tempo. Inconsapevolmente (forse) Gianmarco ed io siamo stati le ultime persone a vederlo in piedi nella sua fiera maestosità: infatti, in quel di novembre dopo un paio di giorni dal nostro passaggio un forte vento ne ha minato definitivamente il già malandato stato dovuto a un incendio di qualche anno prima. Dopo qualche minuto di pausa inforchiamo il canalone delle direttissime, un vero e proprio anfiteatro naturale da dove, dopo aver ramponato per qualche centinaio di metri, Gianmarco, che ha avuto l'onore e l'onere, di guidare l'escursione decide di salire decisamente sulla destra imboccando uno splendido canale chiamato "variante d’Aquila". La salita è a tratti molto impegnativa per la pendenza e guardando di tanto in tanto verso l'alto si apprezza il fantastico gioco di colori fra l’abbagliante bianco della neve e l'azzurro intenso del cielo. Da qui usciamo in un’ampia irta finale di un centinaio di metri, dove tra l'azzurro del cielo si alzano in volo diversi corvi imperiali, maestosi uccelli che con curiosità ci sorvolano e scompaiono nel blu. Raggiunta la vetta dove la vista, a 360 gradi, come sempre, stimola positivamente l'anima e il corpo tanto da far scomparire la stanchezza. Dopo la rituale firma sul libro di vetta si decide di scendere dal vallone di "Faggio Grosso" fino giù a Valle Piana. Una meritata birra prima di congedarci tutti. Un ringraziamento sincero va a Gianmarco per la sua sempre attenta conduzione del gruppo e a Stefano altrettanto attento nel coadiuvare. Un grazie, infine al CAI Castrovillari.

5 marzo 2022: Pollinociaspole di Eugenio Iannelli

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La Pollinociaspole è una manifestazione che riscuote sempre grande successo e che raduna tanti appassionati che desiderano cimentarsi nell’utilizzo delle racchette da neve. Si sono iscritti in tanti, quaranta in tutto, molti neofiti, provenienti dallo Jonio cosentino, Rossano, Corigliano, Cariati, Cerchiara di Calabria, da Cosenza, e tanti dai nostri paesi limitrofi, Morano Calabro, Mormanno, Frascineto. Una tiepida giornata ha consentito, di effettuare una bella escursione con meta Piano Cambio. Inizio con partenza da Piano Rosole in comune di Morano Calabro e meta dell’escursione in comune di Mormanno. Un percorso facile, alla portata di tutti, grandi e piccini, che ha consentito a molti dei partecipanti di fare la prima esperienza con le racchette da neve. Un attrezzo di facile utilizzo che consente di percorrere in sicurezza e senza grande fatica qualsiasi sentiero nel periodo invernale. L’evento -considerata la facilità del percorso- ha garantito la partecipazione e il divertimento per tutti indipendentemente dall’esperienza e dall’allenamento personale. L’obiettivo principale dell’evento resta quello di promuovere la conoscenza e la pratica di una attività sportiva ecocompatibile, attraverso l’uso di un attrezzo, che consente un approccio nuovo di vivere la nostra montagna in un periodo -quello invernale- ritenuto a torto poco frequentabile per le difficoltà logistiche e di adattamento. Al termine dell’escursione un piacevole e gustoso pranzo in agriturismo a degustare e valorizzare alche la cultura enogastronomica dei luoghi frequentati, per amalgamare nuove e vecchie conoscenze che sono parte integrante della grande famiglia del CAI e degli appassionati di montagna. Al termine della giornata commenti entusiasti mentre per gli organizzatori l’orgoglio e la soddisfazione di aver riproposto questa bella esperienza sportiva e di aver contribuito alla conoscenza e alla promozione del nostro territorio nonostante le enormi difficoltà incontrate. A margine e a imperitura memoria anche in questo 2023 una fievolissima nevicata ha creato disagio tanto da non rendere praticabili ai più le strade che portano a Novacco, Marcione e Ruggio. Che aggiungere ormai non ci sono più parole per definire questa situazione...

26 febbraio 2023: Un giorno da speleo di Luana Macrini

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UN GIORNO INTERSEZIONALE DA SPELEO - CAI Castrovillari – Sottosezione CAI Cerchiara di Calabria – CAI Gioia del Colle – GASP

26 febbraio 2023… questa la prima data speleo individuata e messa in calendario sul nuovo e ricco programma delle attività CAI edizione ventiventitrè. Entusiasmo, cura, trepidazione e desiderio… sono le note emotive che hanno tracciato tutta la programmazione di questo primo accesso in grotta, di questo primo salto intersezionale sotto la superficie. Ed eccomi seduta accanto a loro: Francesco, Anna, Michele, Pasquale, MariaTeresa e Ferdinando. Curiosi si affidano e ascoltano le mie parole che segnano le prime comunicazioni di base per quel particolare momento di quella avventura fuori dal normale, di quel tempo che presto avremo condiviso in un “cortocircuito emotivo” irripetibile e sotterraneo. La condivisione della scheda tecnica sezionale e la lettura attenta del fascicolo catastale del Complesso Grotte S. Angelo di Ostuni ci ha dato la possibilità di individuare i dati, le geometrie e la geologia della cavità che avremmo abitato e attraversato in un turbinio crescente di curiosità che ha alimentato attese, interessi, impulsi e desideri di conoscere e sentire il battito profondo della terra. L’esperienza è stata densa di un travolgente flusso emozionale generato dall’incontro con la parte più nascosta delle nostre paure e timori, in un ‘viaggio al di sotto’ che ha incoraggiato ogni parte del nostro corpo ad andare oltre il buio, e strisciando abbiamo scoperto una meravigliosa grotta che è stata un susseguirsi di passaggi, buchi stretti, cunicoli, laminatoi e ampie sale ricche di incantevoli concrezioni. E come le stalattiti e le stalagmiti si tracciano e si modellano attraverso il loro naturale processo ‘goccia dopo goccia’, noi “speleologi per un giorno” abbiamo tracciato lentamente e con audacia quel passaggio segreto e intimo del nostro Sé più profondo, custodito e cullato dall’abbraccio solidale di tutto il gruppo che ci ha accompagnato in questa straordinaria avventura. Condivido e scrivo il verso finale di questo racconto con i pensieri di tutti i soci partecipanti che hanno dato voce a questo inedito episodio “un giorno da speleo”: «..ho sentito quei posti, che nell’immaginario collettivo e personale fanno paura, molto vicini, un habitat naturale che mi ha inaspettatamente sorpreso» Anna «..l’attimo di Tempo più Vivo è stato quel momento in cui le frontali si sono spente e si è potuto apprezzare il fulgore accecante del “Buio” e il frastuono del “Silenzio” vissuto e Respirato in “una culla di roccia e calcare”, un attrito di emozioni audaci» Ferdinando «..un posto dove il sole è sempre spento, fermo in un tempo così» MariaTeresa «..arrivati lì, vedendo l’inizio di quella enorme grotta mi sentivo come un bambino ignaro della vita ma con un enorme curiosità. Gattonare e strisciare in quei cunicoli stretti e bui per poi riaffiorare nuovamente in camere stupende fatte di silenzi e di tintinnii di gocce che cadevano sul mio casco e con il cuore in gola si andava avanti stanchi, infangati ma soddisfattissimi» Michele «..indossato l’armatura (tuta e casco) mi infilo in quella strettoia accarezzando le pareti come un bambino ai suoi primi passi, respiro quell’aria diversa, strana, non consueta e inizia la meraviglia. Stalattiti e stalagmiti si materializzano come delle vere opere d’arte che il tempo con calma e pazienza forma e modella. I passaggi da una stanza all’altra sembravano dei capitoli di un libro delimitati da strettoie e passaggi da contorsionista con un crescendo di emozioni, lo scivolo fantastico come un buco nero che risucchia, per non parlare dei soffitti… uno più bello dell’altro» Francesco «..tutto questo entusiasmo va bene, ma voglio dirvi: “molti sono i chiamati, pochi gli eletti” » Pasquale Un grazie a tutti i soci, che partecipando mi hanno donato più di quello che nel mio essere ‘imperfetto’ ho cercato di fare per organizzare l’uscita, ..e ancora un ultimo, ma non per importanza, grazie di cuore a Umberto, Presidente Sezione CAI di Gioia del Colle, a Luca, Presidente GASP!, ad Emanuela, Mirko, Anna, Giampaolo e Pasquale.. accompagnatori, speleologi e persone fuori dall’ordinario.

19 febbraio 2023: Alpinistica su Monte Papa di Giuseppe De Luca

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Nonostante il numero molto esiguo dei partecipanti, quattro in totale, imputabile probabilmente al carnevale in pieno svolgimento nella cittadina del Pollino, oggi 19 febbraio abbiamo onorato la prima uscita alpinistica invernale della sezione CAI Castrovillari di questo 2023. Causa un inverno bifasico, magro nella prima parte, con nevicate poderose anche sulle coste nella seconda, le tre precedenti uscite alpinistiche erano state tutte annullate. Con questa recuperiamo quella programmata il 22 gennaio che prevedeva l’ascensione alla Spalla dell’Imperatrice di monte Papa, nel massiccio del Sirino lungo la via chiamata “Highlander”. Siamo nel Parco nazionale Val d’Agri Lagonegrese, perfetto corridoio ambientale tra le due grandi riserve naturali del parco nazionale del Pollino e del parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Il Massiccio del Sirino dall’aspetto imponente ma compatto, ne rappresenta l’estrema propaggine meridionale e comprende il Monte Papa 2005 m, la cima De Lorenzo 2004 m, la cima Limongi 2000 m, la Timpa Scazzariddo 1930 m e il monte Sirino 1907 m. L’apparente morfologia di montagna ampia e rotondeggiante in realtà cela la presenza di creste affilate che si innalzano maestose e aderte dalle sue pendici. Lungo le sue “spalle” sono state aperte vie alpinistiche invernali molto divertenti e interessanti che sfruttano canali e corridoi che si insinuano tra blocchi rocciosi e lunghe fessure. Highlander è una di queste. Il meteo sembra però non sorriderci, infatti al lago Laudemio una fittissima nebbia ci accoglie e ci accompagna per buona parte del percorso che si sviluppa sotto la sciovia. Prima della deviazione però usciamo fuori dalla coltre dove si apre uno scenario grandioso sulla parete che dovremmo scalare e sulla dirimpettaia Timpa Scazzariddo. Dopo esserci imbragati,l egati in un’unica cordata da quattro utilizzando una corda da 60 metri e tirato fuori l’attrezzatura procediamo in conserva assicurata. Superando con disinvoltura e a colpi di piccozza anche l’ultima inclinazione a 55° pieni guadagniamo infine la cresta panoramica. Purtroppo la neve non è molto portante e dobbiamo faticare non poco. Raggiunto il primo obiettivo lo sguardo si apre maestoso sul grandioso anfiteatro racchiuso tra le creste dell’imperatrice e la nord. Nel frattempo nubi tumultuose avanzando prevalentemente da ovest, a folate avvolgono le cime più alte. Risaliamo prima la ripida Spalla dell’imperatrice guadagnando la Cima De Lorenzo e subito dopo, ad un tiro di schioppo il Monte Papa 2005 m. Siamo praticamente circondati da un mare di nubi che lascia emergere solo le cime più alte del Pollino all’orizzonte. I cinque superbi giganti dei 2000 metri appaiono distintamente come isole innevate in un mare bianco grigio ovattato creando un’atmosfera suggestiva e solenne. Ma è ora di scendere, il forte vento che spazza la vetta non dà tregua. Andiamo a guadagnare la testata della cresta nord che però viene avvolta completamente da una nebbia fittissima e un vento forte che soffia da ovest. Alcuni passaggi sono molto delicati perché è molto affilata e le condizioni di whiteout rendono la discesa molto adrenalinica,forse più della via fatta precedentemente. Nel rientrare chiudendo così questo entusiasmante anello ci tocca anche ravanare un po’ nella neve alta e farinosa, ma questo l’avevamo messo in conto. Giornata movimentata e cangiante dal punto di vista meteorologico ci ha permesso di godere questa splendida montagna che a tratti ha assunto una veste assolutamente invernale, almeno nella seconda parte. Ringrazio i partecipanti, Pasquale in primis,Giammarco e Francesco. Così la prima alpinistica CAI Castrovillari anche se un po’ tardivamente è finalmente andata.

12 febbraio 2023: Piano Novacco > Pietra Campanara di Eugenio Iannelli

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Come spesso succede alle nostre latitudini e per cause magari opposte, mancanza di neve o abbondanza della stessa, in virtù questa volta delle precipitazioni nevose degli ultimi giorni, l’uscita con partenza da Piano Novacco stava per essere rimandata al fine di preferirne una che potesse farci raggiungere il punto di partenza tranquillamente con le auto. Ma grazie alla operatività del Comune di Saracena, che ringraziamo e con il quale ci complimentiamo per il lavoro svolto per rendere le strade agibili, è stato possibile raggiungere Piano Novacco con relativa tranquillità e poter cosi effettuare una escursione in uno dei posti più belli e caratteristici di questa parte del Parco. All’arrivo restiamo estasiati per la grande quantità di neve che troviamo, che unita alla giornata soleggiata, ci fa pregustare una bella giornata all’aperto. Dopo i saluti e le raccomandazioni di rito il folto gruppo, particolarmente ordinato, attraversa l’ampio pianoro su una soffice coltre di neve e si innesta nel valloncello che porta al valico tra la Serra di Novacco e Costa d’Acine. Da qui in discesa, incrociando il sentiero che proviene dal Rifugio Fornelli, in breve tempo si è al cospetto del monolito. Dopo le foto di rito e consumato il pranzo al sacco si rientra con estrema calma essendo la via del ritorno, nella sua fase di salita, più lunga e con una pendenza maggiore. Tutto procede per il meglio e con i tempi giusti rientriamo a Novacco. Prima di accomiatarci abbiamo anche il tempo di festeggiare il compleanno del nostro Gaetano che ci delizia con dolci e spumante...

29 gennaio 2023: Colle San Martino > Fontana del Principe di Carla Primavera

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Siamo tutti felicissimi che sia tornata la grande neve e che questo gennaio ci faccia respirare quel profumo d’inverno che amiamo tantissimo. Amo la neve per il bene che dona alla natura, per l’acqua che rilascerà alle sorgenti di cui tutti usufruiamo. La neve è vita pura! Amo la neve che mi fa vivere la montagna in inverno in cerca di escursioni uniche in un ambiente magico. Siamo nel versante est del Parco del Pollino, dove abbiamo il privilegio di gustarci dall’alto la costa ionica e tutta la Sibaritide. Le timpe di Porace e di Cassano e l’imponente Timpa di San Lorenzo. Il Sellaro da lontano ci ricorda l’ultima propaggine del parco, prima di tuffarsi in mare. Considerata la percorribilità della strada, come al solito disastrosa, il programma era di arrivare dal bivio di Colle San Martino a Piano Ratto. Così siamo partiti, inforcando da subito le ciaspole e divorando a piccoli bocconi la salita vera e propria, premiati subito dallo splendido panorama che si godeva da lassù. Il cammino da percorrere non era particolarmente lungo, né tecnicamente difficile. Così, il lungo serpentone formato da soci arrivati anche da Grottaglie e Gioia del Colle, oltre che da Cosenza, si inerpica su questo percorso reso irresistibile dalla grande quantità di neve presente. Arrivati nel candido e immacolato pianoro, ci dirigiamo verso la sorgente omonima, che ovviamente in questo periodo, per tutta la neve presente, ci dona freschissime e prorompenti acque. Siamo già immersi nella Fagosa, una delle faggete più estese del Parco. Il gruppo, salito agilmente e in perfetta tabella di marcia, ci fa ben sperare di poter raggiungere anche la Fontana del Principe. Così, ripreso il cammino, in meno di un’ora siamo arrivati a destinazione. Qui, dopo la meritata sosta e la foto di rito, intraprendiamo il percorso a ritroso, dove però ci attendono i colori più caldi del tramonto. Tutto si veste di rosa, arancio e di giallo. Rimane sempre il bianco il colore dominante. Tanto bello e tanto fugace. Ma noi la aspetteremo sempre. Finchè Dio vorrà…

15 gennaio 2023: Tramonto sul Pollino di Veronica Martino

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Strada 106 quasi deserta, un camion davanti, sorpasso lento, striscia continua, guardia di finanza sulla sinistra. “Secondo te arriverà la multa fra un mese?” “Forse.”

Punto di incontro a Campotenese, compattiamo le macchine e andiamo. Viggianello. “È caruta a strata” Eugenio dice, la strada è veramente caduta, venuta giù, spezzata, troncata, dietro front! Il viaggio è più lungo, il tempo scorre. Arrivano notizie da Visitone, i vigili non fanno passare, la strada è ghiacciata. Donatella è lì, arrivata da Gioia Del Colle, proprio per questa escursione, proprio questa mattina, gomma bucata, non parteciperà. “Secondo te arriverà la multa fra un mese?” “Si.”

Lasciamo le macchine a quasi due chilometri da Colle Impiso, ci mettiamo in marcia, per dove? Non si sa.. Arriviamo al punto di partenza con più di un’ora di ritardo, la perseveranza di Gianmarco e Luana aiuta, in vetta non possiamo arrivare, ma il tramonto si, lo possiamo conquistare. Il tramonto lo vogliamo. Iniziamo la marcia, negli occhi traspare lo scetticismo degli escursionisti di ritorno “Attenzione.. è tardi”, “Dormite lì?”. Dopo un’ora siamo a Gaudolino, iniziamo a crederci. Il luccichio della neve al sole, Serra Del Prete, Monte Pollino, i pini loricati abbarbicati tra le rocce.. questo posto è fiabesco, l’intero parco è fiabesco, alcuni luoghi sono noti, ma non ti sazi mai. È casa. “…la neve è fatta d’anima”. Una brevissima sosta, qualche scatto, chi due morsi ad un panino, chi una barretta, chi niente.. ricominciamo a camminare. Incidiamo i nostri passi sulla neve, ordinatamente iniziamo a salire, dapprima nella faggeta, poi alla nostra destra Serra del Prete inizia a diventare sempre più visibile e imponente, sbuchiamo al costone roccioso, i pini loricati ci aspettano, solenni, antichi, ci illudiamo di fermare tutto negli scatti. Spuntiamo sul ripiano.. abbiamo tempo, il tramonto è nostro. Siamo in alto, al pari delle nuvole, o forse più su. Ci fermiamo, contempliamo, osserviamo, ammiriamo. Ancora foto. Un ultimo sforzo, “Arriviamo al pino loricato!”. …e lo raggiungiamo, ci ripariamo tra le rocce, in attesa. Chi finalmente mangia, chi fotografa, chi prepara qualcosa di caldo per riscaldarci. Il sole inizia a calare, imbelletta il cielo di varie nuance, nuvole dipinte, la tensione è ormai scesa.. “abbiamo i colori che ci meritiamo”. Arriva un momento in cui cielo si incendia, e noi siamo sagome nere in un quadro, figure danzanti, così ci mostriamo in uno scatto di Giuseppe. Accendiamo le frontali, inizia la discesa. A Gaudolino ci fermiamo, testa all’insù e ammiriamo il cielo stellato, al buio, un cielo privo di nuvole, il tempo si ferma. Riprendiamo la marcia, in silenzio, colmi della giornata trascorsa. La mattinata è un lontano ricordo.

“Secondo te arriverà la multa fra un mese?” “No.”

8 gennaio 2023: Acqua Rossa > Monte Sellaro di Eugenio Iannelli

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Nonostante l’inverno sia cominciato da un bel po’ esso si dimostra avarissimo di neve e ci costringe e rivedere i nostri programmi. Decidiamo cosi, in questa prima di inizio anno, di raggiungere la cima del Monte Sellaro. Scelta dettata dalla sua favorevole posizione geografica, dal suo clima mite, a ridosso della costa marina jonica, dall’interesse storico/architettonico e dal panorama che avremmo potuto ammirare dal suo culmine. La giornata inizia favorevolmente, ci compattiamo con gli amici del gruppo CAI Corigliano/Rossano alla Fonte Acqua Rossa. Da qui un sentiero ben delineato ci conduce alla base del Sellaro, che, con facilità, aggiriamo raggiungendo in breve la vetta dove ci aspettano i soci della Sottosezione di Cerchiara di Calabria. Sguardo sulla costiera che si mostra in tutta la sua bellezza da Capo Spartivento alla costa di Policoro, un balcone naturale che ci consente di ammirare oltre alla cornice dei monti tutto l’antico abitato di Cerchiara di Calabria stretto intorno ai suoi palazzi gentilizi, la Piana di Cerchiara e gli abitati di Villapiana e Trebisacce. Una bella foto di gruppo e si scende velocemente alla sella che ci separa da Panno Bianco per proseguire poi verso il Santuario. Giunti al piazzale inizia la parte più interessante della giornata, il meritato pranzo al sacco. Come sempre onore alla tavola con tante prelibatezze nostrane consumate con gusto e bagnate da un buon bicchiere di vino. In conclusione, per festeggiare l’arrivo del nuovo anno, dolci caserecci, panettone e spumante con l’augurio che il 2023 porti tanta amicizia e serenità ma soprattutto tante belle giornate da trascorrere in montagna.